Alfredo Troise: nei miei quadri dipingo l’occhio contro il pregiudizio
Nei suoi dipinti c’è la rivalsa di chi è stato scacciato da un pregiudizio inutile. Con i suoi pennelli dà voce su tela a chi, come lui, è stato spesso guardato come diverso.
Alfredo Troise non ama le etichette, respinge gli stereotipi e spalanca le porte della sua bottega, nel borgo di Valogno, solo all’arte che «è un nutrimento dell’anima e guarisce da ogni forma di male».
Alfredo, nei suoi lavori c’è un elemento ricorrente: l’occhio. Perché questa scelta?
L’occhio è un po’ l’emblema della mia arte, che dipingo in maniera quasi ossessiva. È un’esortazione a cambiare il proprio punto di vista su quello che accade in generale, intorno a noi, nel mondo. Una spinta a guardare ogni cosa modificando la prospettiva, a osservare con un occhio “pulito”.
È un po’ un invito ad abbattere i pregiudizi, quindi?
Sì, a rompere quelle idee precostituite soprattutto verso chi viene considerato diverso, straniero, disabile. Il messaggio è abbastanza semplice: “Se fino ad ora vi siete fatti una idea su qualcosa o qualcuno, adesso è arrivato il momento di cambiarla”. E in questo anche noi giudicati abbiamo un ruolo importante, quello di aiutare i giudicanti a guardare le cose in maniera differente, non secondo il proprio pensiero ormai radicato.
Il Vesuvio è un altro grande protagonista delle sue opere
Ho dedicato al nostro vulcano un filone intitolato “Vesuviana Mente”, partendo dalla convinzione che essere napoletani, essere vesuviani significa essere universali. Dipingo il Vesuvio sempre nell’atto di eruttare: lo faccio esplodere nei miei quadri con i colori, sperando che nella realtà rimanga a riposo, ed esorcizzando così la paura. Ma l’eruzione rappresenta anche un “no” a qualcuno e un “sì” a se stessi.
In che modo?
La fuoriuscita del colore che riproduce il momento dell’esplosione può essere paragonata alla rabbia accumulata nel tempo, come quella di un dipendente che si ribella al proprio datore di lavoro o di chi urla il proprio dolore per aver subito qualche torto. La distruzione può essere vista anche come una rinascita e per nascere di nuovo è necessario che si rompano gli schemi.
E il Vesuvio è spesso rappresentato anche in “Città sospese”
Sì, è il nome che ho dato a una serie di opere pittoriche non animate da esseri viventi. Si tratta di paesaggi urbani in cui compaiono elementi iconografici della cultura partenopea, appunto il Vesuvio, ma anche i corni, e in cui a predominare sono i palazzi.
Qualche mese fa ha realizzato le etichette per alcuni vini famosi. Ce ne parla?
A dicembre scorso il ristorante di Francesco Andoli, Januarius a Napoli, con menzione Michelin, insieme con l’azienda enogastronomica di Ercolano Masseria dello Sbirro di Cristina Leardi e l’architetto Carlo Cozzolino hanno presentato i vini Divo Januario, Eusebia, Aneme d”o Priatorio e Patrì. A me è stata affidata l’intera realizzazione del progetto grafico delle etichette dei vini, due rossi e due bianchi.
Che cosa rappresentano?
Sono dedicate all’antico culto delle anime pezzentelle, a San Gennaro, Santa Patrizia ed Eusebia. Le ho realizzate dopo uno studio minuzioso delle iconografie molto antiche: dalla scarabattola e gli ossuari contenenti le ossa delle anime pezzentelle del famoso cimitero alle fontanelle nel rione Sanità, al giglio posto nelle mani di Santa Patrizia, con un parallelismo con la sirena Parthenope.
Non solo vini. Ha realizzato anche la grafica di copertine di libri d’autore
Molto importante per me è stato l’incontro con il maestro Jean Noël Schifano, autore di numerosi scritti che raccontano la Napoli del passato. È una icona culturale nota in Francia che apprezza la mia arte definendola “internazionale” al punto di affidarmi la grafica della copertina di uno dei suoi libri “Il gallo di Renato Caccioppoli”, edito da Colonnese.
E a proposito di libri, nel 2021 ha pubblicato una raccolta di poesie emozionali
Sono cinquanta componimenti in italiano e in dialetto napoletano racchiusi nel volume “La lotta delle parole”, edito da Colonnese. Le mie poesie sono i miei quadri a parole: pittura e scrittura sono sempre legati in un percorso di dolore e rabbia che conducono a una rivalsa. Una rivalsa che non è solo mia ma di tante persone alle quali riesco a dar voce attraverso i miei scritti e le mie opere.
La rivedremo nei panni di scrittore?
Sì, entro la fine di quest’anno uscirà il mio secondo libro dal titolo “Poesia brutta”, sempre edito da Colonnese. Al momento non posso anticipare nulla. Sarà una sorpresa.
Intanto però nei prossimi mesi sarà all’università in veste di docente. Che cosa dirà agli studenti?
Sono stato chiamato dal professore Vittore Verratti dell’Università di Chieti per un incontro con gli studenti ai quali parlerò del concetto di arte salvifica. Dirò loro che chi fa entrare l’arte nella propria vita può guarire totalmente da ogni forma di male.
Appuntamenti nel breve periodo?
Il prossimo 11 aprile alle 21 sarò al Tre Quarti Vineria a Napoli con una performance pittorica. Sarà il critico d’arte Giuseppe Ussani d’Escobar a interpretare questo live painting in cui sarò accompagnato dalla musica di Gianni Guarracino storico chitarrista di Pino Daniele; Carlo Avitabile noto batterista e fratello dello stesso Enzo Avitabile che vanta collaborazioni con James Brown; Andrea Carboni giovane percussionista di Tony Esposito e dalla voce di Leo d’Angelo, storico vocalist di Eduardo De Crescenzo.