Luigi Miele: «Damiano è l’uomo di azione di Un Posto Al Sole»
Luigi Miele, classe ’92, già volto noto al pubblico per le sue partecipazioni a serie di successo come “La Squadra” e “Il Commissario Ricciardi” (è stato protagonista di un episodio della seconda stagione), presta il suo volto da due anni a Damiano, il coraggioso poliziotto di Un Posto Al Sole.
Protagonista in questo momento della svolta sempre più “action” del social drama più longevo della televisione italiana, l’attore originario di Castellammare di Stabia ci racconta che è molto soddisfatto della piega che sta prendendo la storia del suo personaggio: «Il pubblico mostra un grande interesse, io mi sento onorato di essere oggetto di suspence per le vicende di Damiano. Lavoro benissimo con i miei compagni di viaggio, in particolare, con Fiorenzo Madonna (Eduardo, ndr) e Daniela Ioia (Rosa, ndr) c’è un grande affiatamento e un confronto costante».
Damiano, in questo momento, è sulle tracce del boss latitante, speriamo tutti nel colpo di scena. Sarà il nostro eroe?
Damiano se la sta vedendo brutta, il boss è un osso duro e non si fa trovare. Ma quello che sta succedendo è nel solco della sua storia. Il mio nasce come un personaggio dinamico, destinato a diventare l’uomo d’azione di Un Posto Al Sole. È un onore e un privilegio per me essere protagonista di questa bella storia che riserva sempre qualche colpo di scena. Vedo che queste scene di azione, che hanno al centro la lotta alla camorra, sono molto apprezzate dal pubblico che mi segue sempre con molto interesse.
È contento del riscontro da parte del pubblico?
Sono molto contento che i telespettatori si stiano appassionando a questa svolta action che, con me, vede protagonisti altri colleghi, come Daniela Ioia e Fiorenza Madonna. Con loro si è creato un bel legame. Da una parte c’è Fiorenzo che interpreta il mio migliore amico, ci dicono che siamo molto credibili, perché siamo in effetti molto affiatati e questo il pubblico lo percepisce. Daniela è la mia confidente, con lei c’è un bel confronto sul piano professionale. Io credo che stiamo rappresentando una faccia diversa di Napoli.
In che senso, una faccia diversa di Napoli?
Un Posto Al Sole ha sempre raccontato le vicende di Palazzo Palladini, che è a Posillipo e rappresenta un po’ la borghesia napoletana, noi, con Daniela Ioia, Fiorenzo Madonna ma anche Imma Pirone (Clara, ndr), diamo invece voce alla “working class” ovvero la parte proletaria della città, quella dei vicoli e dei quartieri di Napoli.
Resterà con Viola o cederà alle lusinghe di Rosa?
Damiano sta vivendo questa relazione con Viola non senza difficoltà, dovute al suo lavoro per cui rischia continuamente la vita ma anche alle dinamiche familiari dei due, abbastanza complesse, che poi sono le problematiche che si vivono nella vita reale. Di lei è innamorato ma con Rosa, che pure lo rivorrebbe nella sua vita, ci sono dei punti fermi, delle cose che li accomuneranno sempre, non solo perché hanno avuto un bambino. Loro sono complementari, vengono dallo stesso ambiente: lui nutre ancora il rimpianto di non aver saputo creare con lei una famiglia, si sente un po’ in difetto verso di lei e verso il figlio. Vedo che questa vicenda appassiona il pubblico, ma non so rispondere. Non sappiamo come andrà a finire.
Quale è stata la sfida più difficile in questi due anni?
La scena dell’attentato a Damiano in cui, per sbaglio, viene raggiunta dagli spari Rosa resta la scena più forte che io abbia interpretato in Un Posto Al Sole, è servita una buona dose di concentrazione sul set. L’altra scena cui sono molto affezionato è quella in cui Damiano è stato incastrato e vive un crollo emotivo. A un certo punto, lui uomo forte che si batte per la giustizia viene messo in discussione, non gli credono, così finisce per cedere, non ce la fa più. Questa fragilità è l’aspetto del mio personaggio che mi piace di più perché lo rende molto umano e lo fa arrivare molto di più al pubblico. Questa è sicuramente una cosa che Luigi e Damiano si interscambiano.
Quindi c’è un interscambio tra Luigi e Damiano?
Certamente su questo aspetto della umanità e sensibilità, sì. Mi rivedo nelle scelte di cuore che fa Damiano, io cerco di dargli queste sfumature umane, perché non esiste il bianco e il nero. Forza e fragilità convivono nelle persone e io sono uno di quelli che si chiedono sempre cosa stiano vivendo le persone nel profondo, al di là delle apparenze.
Progetti a cui sta lavorando?
Il teatro, senz’altro, è la mia ambizione. Non ci sono riuscito fino ad ora ma vorrei tornare a farlo, come in passato. Ci ho dovuto rinunciare da poco perché non riuscivo ad incastrarlo. Sarà sicuramente il mio prossimo progetto.
Un tema sociale che vorrebbe suggerire agli autori?
Credo sia molto complicato da portare in scena ma sarebbe bello parlare di carcere e di come la gente ci vive. Io, personalmente sono sempre stato molto colpito da questo tema: quello dei diritti e delle condizioni di chi vive in cella, perché si fa presto a puntare il dito verso il criminale, certamente è giusto pagare per un crimine commesso ma si deve anche fare qualcosa sul livello umano della rieducazione, invece spesso su questo tema si volta la faccia perché si ha paura o non si ha voglia di guardare.
(foto di Giuseppe D'Anna/Fremantle)