Giovedì, 25 Aprile 2024

Monastero delle 33, con Neralbe la clausura diventa linguaggio dell’arte

Dipinti, installazioni, sculture, momenti di poesia e prosa più danza e un dj set con musiche originali di La Claud, in compagnia di alcune monache. La clausura diventa linguaggio dell’arte: il Monastero Santa Maria in Gerusalemme apre le porte al pubblico con “Neralbe”, il progetto dell’artista e regista Luisa Corcione, curato da Anna Cuomo e accompagnato da testi di Giovanni Chianelli e Giovanni Conforti trasformati in una traccia audio interpretata dall'attrice Noemi Francesca.

Neralbe sarà ospitato fino al 30 maggio negli spazi del Monastero Santa Maria in Gerusalemme, conosciuto come Monastero delle 33 (Via L. Armanni 16, Napoli). 

Luisa Corcione offre modalità ibride e aperte per riconsiderare il concetto stesso di clausura. La vincitrice del “Fringe” 2021 con il pluripremiato spettacolo teatrale “Camille”, è da sempre impegnata anche nella pittura, nella scultura e nei diversi linguaggi dell’arte.

“Parlando con le monache  - spiega Corcione - ho provato a riconsiderare in modo laico l’essenza nell’idea comune di clausura. Ne è venuto fuori che non è un negarsi al mondo ma, diciamo, alle cose del mondo: per poter mostrare al mondo stesso la strada del colloquio ininterrotto con Dio. Dunque è altro dal distanziamento ma un modello di apertura al creatore cui si invitano gli altri, magari non direttamente ma mostrando un esempio, è il contrario dell'eremitaggio. Stimolante in chiave artistica”.

L’intervento artistico è un modo per scoprire i fasti del luogo, dall’origine leggendaria legata ai miti di Leda e il cigno, fino alla figura della fondatrice, Maria Lorenza Longo, che ha dato vita anche all’ospedale degli Incurabili da poco giunto al 500esimo anno.

Il progetto è stato possibile grazie alla disponibilità delle monache del Monastero, col prezioso e determinante apporto della giovanissima suor Paola Maria Velotto, e in collaborazione con la onlus “L’atrio delle trentatrè”.


“L’installazione -  scrive la curatrice Anna Cuomo - ricostruisce tramite interventi poetici, narrativi, pittorici, scultorei e performativi le suggestioni che derivano dalla percezione di un’assenza associata all’idea corrente di clausura. L’installazione sembra emergere dalla stessa pietra che compone la struttura architettonica, pietra che sembra avere inglobato le esistenze delle sue residenti, apparse per frammenti nell’installazione dell’autrice. Luisa Corcione rende nuovamente presenti con l’arte queste figure sparite nell'autoisolamento dalla società, scelta che nella pratica spirituale si connette impalpabilmente, e in maniera incomprensibile ai più, alla sfera dell’impegno pubblico”.

Author: Redazione

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