Giovedì, 19 Dicembre 2024

Elena De Curtis: Totò vive ancora nell’anima del suo popolo

«Tutelare l’immagine di mio nonno, di fronte alle speculazioni», questo il motivo che, secondo Elena Anticoli De Curtis, ha spinto la famiglia del Principe della risata a chiedere di rimuovere ogni riferimento all’artista e alla sua opera, in risposta al dilagare di pizzerie e ristoranti che, in ogni dove, continuano ad aprire nel suo nome.

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La De Curtis, figlia del grande maestro della comicità Liliana, ha sempre portato avanti il racconto facendo memoria del nonno, come quando partecipò con un suo contributo dal titolo “GLI UOMINI DI MONDO PER NAPOLI” all’edizione 2021 di agendo, il taccuino libro edito da Gesco.

Ecco di seguito, il suo racconto.

Napoli e Totò, un rapporto ancestrale, passionale, sincero che ha legato mio Nonno alla città in modo indissolubile quando era in vita, fino a fargli dire «Sto morendo, portatemi a Napoli», e oggi ne ha fatto un mito partenopeo come San Gennaro e Pulcinella. Totò vive ancora soprattutto nell’anima del suo popolo. Totò c’è sempre. È atemporale. Foto di Totò strizzano l’occhio un po’ ovunque nella città. Perfino pastore lo hanno fatto diventare i maestri artigiani di San Gregorio Armeno. Totò è dentro Napoli e non solo per quel Largo Totò presente nel suo quartiere, la Sanità, o per quel parco a ridosso della Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II che porta il suo nome. Totò rivive nell’ironia delle persone che animano le strade cittadine. Camminando per i vicoli è facile intercettare le sue battute oramai entrate a far parte del parlare comune della gente. La città gli ha dato l’humus culturale, umano, affettivo, sentimentale da cui poi nasce la sua comicità. «Io sono parte napoletano e parte “nopèo”, cioè due volte napoletano»: così lui si definiva. E ha restituito alla città sempre, in un modo o nell’altro – nei suoi film, nelle sue poesie, nelle canzoni – questo affetto per Napoli. C’era e c’è un feedback continuo. Che sia mio Nonno a fare da apripista insieme agli altri “Uomini di mondo” che accompagnano agendo è un orgoglio e, per dirla a modo suo: «Napoletanissimo. Sono orgoglioso e mi vanto di essere Napoletano». Mi permetto di prendere in prestito alcuni versi di una famosa poesia di mio Nonno, dal titolo “1957”. Anno nefasto sia per lui, che perse definitivamente la vista sul palcoscenico recitando nella sua ultima rivista “A Priscindere”, che per il mondo, investito da una pandemia influenzale “l’Asiatica”, simile a quella che stiamo vivendo oggi. Salutiamo questo 2020 che è stato ‘na ruvina Disastri, nubifragi, il Covid dalla Cina. L’anno 2020 mamma che fetenzia!!! E mo sono contento, quest’anno ormai è passato. Gli dico a fil di voce: ma va morì ammazzato!!! Spero che a tutti noi, senza riserva alcuna Il nuovo 2021 ci porterà fortuna. Cerchiamo di alimentare il nostro seme positivo. Vi auguro un buon anno. Affettuosamente. A Priscindere.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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