Sabato, 20 Aprile 2024

Falso nueve, amore vero

Una storia del genere, al cinema, qualsiasi regista alla fine l’avrebbe sporcata un po’, e per quello strano cortocircuito per cui se una cosa vera è troppo bella sembra finta, e una cosa finta è troppo bella sembra vera, non l’avrebbe resa così perfetta, lucida, impeccabile.

E quindi qualcosa di storto ce l’avrebbe messo, per renderla verosimile, perché quello che è successo ieri, dai, è troppo bello per essere vero, si dice così, no? C’erano tutti gli elementi per un filmone di quelli magnifici, epici, edificanti e commoventi.

C’è un eroe, un mito. Un anno senza D10S, senza il dio del calcio e di Napoli, nello stadio che ora porta il suo nome, per l’inaugurazione della scultura a lui dedicata, che lo vede mentre corre verso la porta, sguardo in avanti e palla al piede. Quel sinistro d’oro, che sembra già brillante come quelle statue dei santi, consumate dal tempo e dalla devozione di tante mani. La serata di ieri si è aperta nei cori, nelle luci, nel ricordo commosso di un popolo che non ha smesso di amarlo nemmeno un minuto, mai, anche nei momenti più bui, perché amarlo significava amare se stessi, la propria speranza di riscatto: era l’incarnazione della beffarda bellezza di un popolo, della sua eleganza scostumata. Era un eroe, sì, ed era un genio: un genio puro. Di quanto giocatori si può dire che dopo trent’anni ancora se ne parli negli spogliatoi, ragazzi che manco erano nati quando giocava lui? Qui è la sua grandezza, la sua eredità umana e sportiva. 

E nella serata dedicata a Diego potevano mai sbagliare? Come in ogni film che si rispetti alla debacle, al momento di sconforto – il terribile infortunio di Osimehn, poi di Anguissa, Politano positivo al Covid, la sconfitta con l’Inter in campionato e a Mosca in Europa League – segue il riscatto. E che riscatto...

La vittoria porta il nome di Zielinski all’inizio e di Fabian Ruiz nel finale, due gol bellissimi, di classe; di un capitan insigne che non ha segnato, ma ubiquo, indiavolato, perfetto; di una difesa matura ed equilibrata; ma in mezzo, ne vogliamo parlare? Ci sono i gol di Mertens, uno più spettacolare dell’altro, il secondo Reina sta ancora cercando di capire come l’ha fatto, perché se ti fermi a guardarlo impazzisci.

E poi, segnare al minuto 10, in una sera così. Proprio lui, che non voglio essere blasfema, che però in tante cose lo ricorda, non solo in certi movimenti, ma anche, soprattutto, nel rapporto viscerale che ha intessuto con la città. Ciro, dai. Ma quale sceneggiatore ti permette una cosa così?

Mertens che segna due gol da urlo contro chi lo ha inventato falso nueve, contro Maurizio Sarri. Eccola, la figura che mancava al filmone: il nemico, il cattivo, il perfido traditore. Se dopo la sconfitta del Milan, vincere con quattro gol ed essere soli in testa è una goduria, farlo contro Giuda è ancora più bello.

No, obiettivamente non potevano fare di meglio: l’importane è continuare a farlo fino alla fine. Se no che film è?

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Author: Super User

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