Lunedì, 06 Maggio 2024

I dieci scrittori francesi che hanno rovinato (e salvato) Angelo Petrella

«Un pretesto per parlare di letteratura e dei miei scrittori preferiti. Lo definirei “iperletterario”, un libro destinato a restare tale». Lo scrittore Angelo Petrella, sceneggiatore di serie tv di grande successo come “Mare Fuori” e “I bastardi di Pizzofalcone”, esclude che la sua ultima creatura “La fine dei fagioli. Dieci scrittori francesi che mi hanno rovinato la vita” (Italo Svevo, 2024) possa diventare la sceneggiatura di una fiction. «Semmai potrebbe diventare un film visionario, del resto solo questo editore poteva essere tanto folle da pubblicarlo», scherza Petrella, la cui marcia in più resta l’autoironia, il suo “salvavita”.

L’autore presenterà il libro domani, giovedì 15 febbraio 2024 alle 19, presso la libreria IoCiSto del Vomero (via Cimarosa 20), in compagnia delle scrittrici Sara Bilotti e Patrizia Rinaldi.

Quali sono questi dieci scrittori francesi che le hanno rovinato la vita?

Io cito Rabelais, Éluard, Verne, Balzac, Beckett, Baudelaire, Maupassant, Izzo, Stendhal, Rimbaud, autori per i quali avevo molto più di una fervida passione letteraria: una vera e propria ossessione, che mi spinse, a 20 anni, con un libro in tasca, a prendere un aereo per Parigi e provare a vivere seguendo le loro tracce. Per poi scoprire che la Francia di cui parlavano questi scrittori non era esattamente la stessa che mi trovavo di fronte...

Possiamo dire che questi autori gliel’hanno anche un po’ salvata, la vita?

Ma sì, questo libro è chiaramente un pretesto per parlare di loro, di come questi scrittori mi abbiano condizionato. E lo faccio come cerco di fare ogni volta: con ironia, o meglio autoironia, l’unico modo per salvarsi, in questo ambiente in cui spesso ci si prende fin troppo sul serio, ma direi nella vita, più in generale. La chiave comica che, anche per carattere e per eredità mi è congeniale, è il mio approccio alla vita.

Il suo è un racconto autobiografico?

È una sorta di memoir, che mescola diversi generi, autobiografia, saggio, romanzo, in cui racconto in chiave ironica alcuni passaggi importanti della mia vita. Quindi, sì, è soprattutto autobiografico: per il 95% ci sono cose vere ma accompagnate da qualche artificio necessario al racconto.

Che genesi ha avuto “La fine dei fagioli”?

In realtà, avevo cominciato a scrivere questo libro dieci anni fa sotto forma di romanzo familiare, salvo poi metterlo da parte quando ho notato che i personaggi della mia famiglia prendevano il sopravvento. Anni dopo, ci ho rimesso mano grazie anche al contributo della mia editor Margherita Macrì che ringrazio. Avevo già fatto un piccolo esperimento partecipando a “Napoli stanca. 17 scrittori raccontano la città nascosta” con un mio racconto, per cui la gente è letteralmente impazzita.

Lei è uno sceneggiatore: questa storia potrebbe essere portata in tv?

No, certamente non potrebbe diventare una serie tv, forse un film visionario. Rivendico che si tratta di un libro iperletterario, quindi scritto per restare letteratura. Già è stato un miracolo riuscire a trovare un editore che lo pubblicasse!

Ha lavorato a serie come “Mare fuori”, quale crede sia il segreto di questo successo straordinario?

Se parliamo di “Mare fuori”, quello è un unicum, non è replicabile. Il segreto del successo è stata la combinazione di più elementi, la bellezza delle storie, la bravura degli attori, la forza di tutto il cast, certo, anche gli sceneggiatori hanno qualche merito...E poi c’è l’elemento non trascurabile chiamato Napoli.

Ecco, che ruolo gioca Napoli in queste storie?

Fondamentale. Napoli è un genere letterario, può contenere tutto, è il luogo in cui le cose succedono prima che altrove e non da ora. Dove sommovimenti politici e piccoli e grandi rivoluzioni accadono in anteprima. Del resto è una fucina inarrestabile di talenti letterari ormai da molti anni, la metà degli scrittori italiani più in voga in questo momento è napoletana.  

Crede sia cambiato il modo di rappresentare la città in questi ultimi 10 anni?

L’immaginario, a dire il vero, ha cominciato a cambiare volto già negli anni ’80 e ’90, quando c’è stato il grande salto dal teatro e dalla letteratura, quello di maestri come Lanzetta, Patroni Griffi e Ruccello, per capirci, a una rappresentazione mediatica che privilegia cinema e tv.

Cosa pensa della diatriba linguistica legata al testo sanremese di Geolier?

Io penso che i rapper debbano rappare, non scrivere; poi la discussione è interessante farla ma seriamente, non sull’onda del momento, cercando di capire come si possa valorizzare in maniera strutturale la “lingua” napoletana, come si fa ad esempio in Corsica con il corso. Detto questo, Geolier era già amato dai miei figli, di 11 e 14 anni, prima di Sanremo ed io avevo un poco di timore, ora non che l'ho conosciuto non ce l'ho più. Infatti, ho già preso i biglietti per il prossimo concerto! Ovviamente, li accompagnerò, i genitori hanno sempre un ruolo educativo, anche quando i ragazzi guardano la tv.

Progetti futuri?

Sto lavorando ad altre serie, una delle quali è ambientata a Napoli; tra i miei impegni attuali c’è anche la prossima stagione di “Mare fuori” ma sto anche pensando a un nuovo libro.

 

Il libro 

Dieci è il numero che nella smorfia napoletana rappresenta i fagioli. E, secondo un modo di dire francese, quando da mangiare non restano più neanche i fagioli, è davvero la fine di tutto: «La fin des haricots», per l’appunto. Dieci sono stati i momenti fondamentali nella vita dello scrittore napoletano Angelo Petrella, tutti vissuti sul filo del grottesco: dall’apprendistato sentimentale con un nonno erotomane all’ossessione per gli scacchi; dall’amicizia con un coetaneo psicolabile al rischio di naufragio a causa delle spericolatezze marinaresche del padre; dalla scoperta del sesso con una donna manesca e volgare alla fuga verso Parigi con pochi soldi in tasca. Il tutto sulle tracce degli scrittori di lingua francese più amati. Rabelais, Éluard, Verne, Balzac, Beckett, Baudelaire, Maupassant, Izzo, Stendhal, Rimbaud: veri e propri fari per un’intera generazione di napoletani, da sempre vicini – per trascorsi coloniali e affinità spirituali – alla cultura d’oltralpe. Autori capaci in maniera diversissima ma sempre efficace di riempire il campionario di situazioni esistenziali di un adolescente e di un adulto, e di offrire un rimedio ai guai della vita: ma anche, talvolta, di causarne.

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L’autore

Angelo Petrella (Napoli, 1978) è scrittore, sceneggiatore e traduttore. È vissuto a Roma, a Parigi e a Siena, dove ha svolto un dottorato di ricerca. Attualmente risiede a Napoli. Si occupa di critica letteraria, di poesia e di sceneggiatura. È autore, tra gli altri, dei noir “Cane rabbioso” e “Nazi Paradise”. Come sceneggiatore firma soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, lavorando a serie tra cui “La nuova squadra”, “I bastardi di Pizzofalcone”, “Mare fuori” e “Resta con me”.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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