Il San Carlo per una sera torna borbonico: dottorato a Felipe VI di Spagna
«Ancora una volta grazie dal profondo del mio cuore» ha detto in italiano nella sua lectio magistralis Felipe VI di Spagna nel San Carlo di Napoli, dove il re ha ricevuto il dottorato honoris causa in Scienze Sociali e Statistiche, dall’ Università Federico II di Napoli.
«Senza la Spagna non si può comprendere Napoli, e senza l’Italia, e concretamente Napoli, non è possibile comprendere la Spagna» ha detto il re, applauditissimo in un teatro ritornato per una sera borbonico, dove ad assistere alla cerimonia c’era anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accanto alla regina spagnola Letizia e alla figlia Laura Mattarella. Con lui, tra le altre autorità, anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Felipe VI ha ricordato perciò i rapporti tra Napoli e la Spagna, in particolare più volte Carlo III, suo «ascendente diretto e primo re di Napoli, che lasciò la città per diventare re di Spagna. Come re di Napoli, Carlo contribuì alla riforma del regno e della sua legislazione, trasformò urbanisticamente alcune zone della capitale e costruì importanti siti reali come il Palazzo Reale di Capodimonte, promuovendo oltre alla scienza la creazione di diverse Manifatture Reali e gli scavi archeologici già citati». «Sovrano illuminato, mecenate delle arti e delle scienze, Carlo III costituisce un punto di riferimento senza il quale non è possibile comprendere appieno il rapporto tra Napoli e la Spagna. Per dirla in breve, Carlo III consolidò il legame tra Spagna e Italia e il suo regno fu – come ha scritto Giuseppe Galasso – “il più saldo dei ponti tra l’Illuminismo spagnolo e quello italiano, di cui il re fu il gran artefice”». Felipe ha più volte citato Galasso e anche «la figura incomparabile di Benedetto Croce» e Antonio Gargano, per chiudere alla fine sul valore del dottorato honoris causa che gli è stato conferito. «La radice etimologica della parola “università” reca in sé il significato di unione, comunità, progetto comune. Con questo dottorato mi assumo un impegno nei confronti dei valori che per otto secoli hanno permeato uno dei centri di pensiero e riflessione del mondo, e mi sento fin d’ora orgoglioso di far parte della vostra istituzione, e di poter dire che appartengo, da oggi, alla comunità dei “federiciani”».
«Maestà lei entra a fare parte della comunità dei federiciani illustri» ha detto il rettore Matteo Lorito, che nel suo discorso ha ricordato anche che «Oggi ricercatori e accademici spagnoli e napoletani si confrontano e collaborano su tanti temi, sia in ambiti umanistici che tecnologici» e che «Il nostro Ateneo ha attivi ad oggi circa trenta accordi di collaborazione con Università ed Enti di ricerca spagnoli, con scambi culturali nelle diverse aree del sapere che hanno arricchito non poco l’immagine della Spagna in Italia ma anche dell’Italia nella società spagnola. Ecco perché tra gli oltre mille studenti Erasmus che partono ogni anno dalla nostra Università, gli Atenei spagnoli sono da sempre e di gran lunga i preferiti». La professoressa Dora Gambardella, direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Statistiche, ha spiegato, nel discorso introduttivo, il significato del titolo di dottorato che l’Ateneo ha conferito al re di Spagna e che «rappresenta per noi la scelta di investire sulla formazione di ricercatori sociali dotati di una robusta competenza statistica, capace di assicurare le basi empiriche solide e rigorose di cui l’analisi sociale sente spesso la necessità, specie quando essa ambisce ad offrire ai policy maker elementi di ragionevole certezza di cui fare uso nel processo decisionale». «La formazione e la ricerca – ha detto - costituiscono pilastri su cui i nostri paesi e l’Europa hanno estrema necessità di garantire investimenti e sostegno, non solo come motori di sviluppo e di innovazione ma anche e perché costruiscono cittadinanza, allenano al pensiero libero e contribuiscono alla tenuta delle nostre liberaldemocrazie».
Infine nella sua laudatio la professoressa Enrica Amaturo, Coordinatrice del Dottorato in Scienze Sociali e Statistiche, ha ricordato «la determinazione nell’affrontare povertà ed esclusione sociale, in collaborazione con la Croce Rossa Spagnola. Durante il COVID-19, la Croce Rossa ha lanciato in Spagna il Piano di Risposta Sociale, un programma di sostegno alimentare, assistenza medica e servizi essenziali, per milioni di persone vulnerabili» e l’impegno del re di Spagna in diverse istituzioni che operano per lo sviluppo sociale. «In tante occasioni ha sottolineato l’importanza dei diritti dei giovani e delle donne, confermando il suo impegno a favore dell’uguaglianza e dell’inclusione, ribadendo il valore dell’educazione come strumento fondamentale per promuovere la parità di genere e per offrire alle nuove generazioni opportunità migliori».