Campania Legge presenta “Non scusarti per quel che hai fatto”
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Una pietra miliare della letteratura palestinese Non scusarti per quel che hai fatto (Crocetti Editore), raccolta dei più significativi versi dell’opera di Mahmud Darwish, pubblicata nel 2004, a pochi mesi dalla morte del poeta.
A restituirci il suo sguardo sull’umanità attraverso la descrizione di luoghi storici, mitici e del quotidiano la traduttrice Sana Darghmouni, che porta il suo privilegiato punto di vista sul testo martedì 21 maggio alle 18 alla Fondazione Premio Napoli. A partecipare all’incontro con la traduttrice il magistrato Alfredo Guardiano, coordinatore della giuria tecnica di Premio Napoli, e la docente dell’università L’Orientale Monica Ruocco. Con l’autrice dialoga Carmen Gallo, ricercatrice in Letteratura inglese alla Sapienza Università di Roma. L'evento è a cura di Campania Legge e di DAAM Artistic Lab.
Il libro
L’opera di Mahmud Darwish, allo stesso tempo artistica e politica, è caratterizzata dalla transizione dalla fase rivoluzionaria e patriottica degli esordi (la “poesia della resistenza”) alla rielaborazione del dramma palestinese “attraverso una ricerca estetica che si appropria di motivi sia simbolisti sia epici” (Simone Sibilio). È un passaggio graduale, che ha allontanato Darwish dall’immagine del poeta-militante e gli ha spesso attirato critiche da parte dei lettori, infine persuasi che anche un “poeta nazionale” debba essere soprattutto un poeta. Nell’ultima produzione di Darwish la scrittura è incentrata sulla complessità dell’esistenza, sul dialogo tra il sé e l’altro e sull’osservazione dell’umanità attraverso la descrizione di luoghi storici, mitici e del quotidiano.
A questa fase appartiene la raccolta Non scusarti per quel che hai fatto, pubblicata nel 2004, pochi anni prima della morte del poeta. È un’opera densa di meditazioni sulla vita e sulla fine, sui temi, da sempre centrali nella scrittura di Darwish, della memoria e dell’esilio, del tempo e dell’assenza, della perdita e dell’identità, dell’appartenenza e della nostalgia. I testi, colmi di profumi, di immagini, di oggetti quotidiani e azioni minime, di metafore e mistero, sono modulati su toni a volte più meditativi e tendenti alla prosa a volte spiccatamente lirici: vi si avverte chiaramente il ritmo da cui il poeta, “l’indeciso tra prosa e poesia” (In presenza d’assenza, 2006), si sente da sempre abitato.