Lunedì, 25 Novembre 2024

I motori dell’ansia, l’edizione italiana curata da Gambardella e Lumino

Esce l’edizione italiana di un caposaldo nell’ambito della letteratura scientifica, I motori dell’ansia. Ranking accademici, reputazione e accountability, di Wendy Espeland e Micheal Sauder. A curare il volume nell’ambito della collana Scienze sociali applicate (libreriauniversitaria.it edizioni) sono due studiose napoletane, Dora Gambardella e Rosaria Lumino, del Dipartimento di Scienze sociali dell’università Federico II. 

Il libro

A partire da una solida base empirica e con uno stile narrativo particolarmente vivido e efficace, il volume discute i meccanismi di cambiamento connessi all’istituzionalizzazione dei ranking nel sistema universitario, utilizzando come caso empirico il caso delle Facoltà di Legge americane.

Gli autori, Wendy Espeland e Micheal Sauder, mostrano come i ranking agiscano trasformando il significato tradizionale attribuito all’istruzione giuridica, ma anche i valori che definiscono questo campo, segnalando un cambiamento culturale profondo, perché modificano i sistemi di percezione, di rappresentazione e denominazione del mondo e con essi i modi di agire degli insider.

Contribuiscono alla costruzione delle categorie del merito e dell’eccellenza (facoltà o studenti che siano) da cui deriva un profilo standardizzato di quanti hanno (o non hanno) il diritto ad essere inclusi nel sistema, il che finisce inevitabilmente per ridisegnare i confini del campo dell’istruzione superiore e il suo significato per la collettività. In questa prospettiva i ranking diventano strumenti per imprimere ordine e dare significato alla realtà, per costruire rappresentazioni – le facoltà migliori o gli studenti più promettenti – che hanno il potere di autoalimentarsi, finendo per rinforzare la veste di oggettività che li contraddistingue e costruendo le condizioni per l’avvio di un progressivo processo di istituzionalizzazione che spinge a considerarli «forme naturali di valutazione» (infra, p. 118), dunque oggetti dotati di una identità solida e specifica con cui occorre fare i conti, anche muovendosi da una prospettiva critica.

Quello che ne deriva è un cambiamento nelle relazioni di potere e autorità interne al campo accademico, un cambiamento delle pratiche organizzative all’interno e tra le organizzazioni, e la redistribuzione delle opportunità (per studenti e docenti) e dello status.

Uno dei meriti di questo volume sta nell’uso di uno stile narrativo di estrema nitidezza e potenza, di cui gli autori si servono per restituire al lettore l’immagine del profondo cambiamento del mondo in cui viviamo, al punto che il caso delle facoltà di legge americane può persino essere considerato un caso empirico tra i tanti tra cui si poteva scegliere. L’abitudine a ragionare per classifiche – i ranking appunto – costituisce sempre più una routine, che usiamo per prendere alcune decisioni nella vita quotidiana, riducendo al minimo il tempo che sarebbe necessario per informarsi adeguatamente e bypassando la mancanza di competenze specifiche, spesso necessarie per selezionare e valutare le informazioni raccolte. Le classifiche ci aiutano a scegliere i “migliori frigoriferi” da acquistare senza possedere alcuna competenza tecnica sul funzionamento dei frigoriferi e a selezionare i “migliori hotel” di un luogo che non abbiamo mai visto, ma gli esempi possono essere infiniti.

La solida base empirica nella quale ci si immerge leggendo questo volume dimostra quanto inequivocabilmente i numeri svolgano una importante funzione di semplificazione che riduce la complessità del reale, offrendo al contempo solide rassicurazioni circa la possibilità di pervenire ad una valutazione “dei fatti” oggettiva, scevra da pregiudizi e da passioni emotive precostituite, e dunque neutra sul piano etico e intrinsecamente apolitica: i numeri parlano un linguaggio universale e cosmopolita che assicura esercizio di razionalità, esalta la concretezza e, soprattutto, permette di comparare con estrema facilità oggetti apparentemente specifici e contesti apparentemente lontani, risolvendo complessi dilemmi decisionali in una manciata di secondi.

Se, come si diceva, l’influenza dei ranking come meccanismo di semplificazione dei processi decisionali rappresenta un tratto sempre più pervasivo della vita quotidiana, cosa accade ai ranking delle università in Italia? Ad un primo sguardo, le specificità e le differenze sia di natura culturale che istituzionale che caratterizzano il caso americano appaiono di carattere macroscopico, in primis perché l’autorità monopolistica in materia di ranking nel caso dell’Italia è in capo allo Stato, seppur mediata da un organismo formalmente indipendente come l’Anvur,

Una veloce rassegna della stampa italiana mostra una diffusa disattenzione per i ranking universitari che, di norma, occupano lo spazio limitato dell’annuncio sensazionalistico, spesso legato a meccanismi di naming and shaming, con scarso rilievo per approfondimenti di dettaglio sulla natura o sulle caratteristiche dei ranking discussi o per comparazioni di carattere trasversale tra classifiche di natura diversa.

Eppure, nel mondo universitario, l’attenzione ai ranking internazionali quale strumento di competizione nel mercato della reputazione sembra crescere insieme al peso delle logiche della competizione e dell’incentivazione delle prestazioni accademiche e all’enfasi crescente sui temi dell’eccellenza e del merito.

Quali sono allora le chiavi di lettura più interessanti che è possibile trarre dal volume per analizzare il caso italiano? Secondo le curatrici, Dora Gambardella e Rosaria Lumino, esse rinviano all’analisi dei meccanismi di cambiamento, a monte e a valle, dell’istituzionalizzazione dei ranking quale strumento di supporto dei processi decisionali. Meccanismi che possono per estensione essere riferiti all’istituzionalizzazione nel campo universitario degli strumenti di valutazione, in senso lato. Si tratta qui di cogliere il duplice invito a smontare la “scatola nera” dei ranking (e negli strumenti di valutazione) chiarendone gli effetti generativi sul piano cognitivo, normativo e etico, e insieme discuterne le conseguenze sul fronte delle pratiche e della ridefinizione delle relazioni entro e fuori il campo accademico.

Le curatrici

Dora Gambardella è direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II, dove insegna Metodologia della ricerca sociale e Approcci alla Valutazione di Impatto. Tra i suoi interessi di ricerca, l’attenzione alla analisi delle trasformazioni dei sistemi di welfare e alla valutazione delle politiche Sociali.

Rosaria Lumino è ricercatrice in sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II, dove insegna Metodologia della ricerca sociale e Metodi Avanzati per la ricerca qualitativa. L’attività di studio e ricerca si incentra sulle tematiche relative alla valutazione delle politiche sociali e alle trasformazioni del ruolo e dello statuto della valutazione nei processi decisionali, con particolare attenzione agli assunti impliciti nei modelli teorico-metodologici adottati e degli effetti inattesi e/o perversi dei dispositivi messi a punto. Sul fronte empirico, tale riflessione guarda soprattutto all'uso della valutazione nel settore dell'istruzione terziaria e della ricerca accademica.

I motori dellansia ledizione italiana curata da Gambardella e Lumino 1

Author: Redazione

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