Il lavoro sociale o è politico o non è: la riflessione nel libro “Rammendare”
Il lavoro sociale ed educativo deve cambiare, imboccare una nuova strada, uscire dai suoi stretti confini per abbracciare un’idea di benessere estesa a tutta la comunità e diventare una vera leva di sviluppo.
Un’idea di welfare che da qualche anno ormai si diffonde tra gli addetti ai lavori, e non solo, ma che ancora fatica a trovare un’ampia applicazione nella pratica è la base da cui parte il testo scritto da Patrizia Luongo, Andrea Morniroli e Marco Rossi Doria, dal titolo evocativo “Rammendare. Il lavoro sociale ed educativo come leva per lo sviluppo” (Edizioni Donzelli, 245 pgg, 15 euro).
Nel volume, però, a rafforzarla e a mostrare l’assoluta urgenza di far fronte alla complessità dei fenomeni sociali attuali uscendo dai confini dei luoghi deputati tradizionalmente alla cura, per occuparsi dei territori, ci sono i dati. Viviamo in un Paese in cui oltre 3milioni di bambini e ragazzi vivono in condizioni di povertà educativa, mentre a 5milioni si attesta il dato sulla povertà assoluta e, come sempre, ad essere penalizzato è soprattutto il Sud.
Il lavoro sociale come rammendo per affrontare le sfide del futuro
“I numeri in aumento di povertà e diseguaglianze ci dicono ormai che le politiche sociali non riguardano solo i fragili o solo una nicchia ma la comunità tutta - spiega uno degli autori, Andrea Morniroli, esperto di welfare – Le sfide attuali rendono necessario un delicato lavoro di ‘rammendo’, che deve tendere a mettere insieme tutti gli attori, dagli enti locali al privato sociale, dagli operatori culturali ai cittadini, perché nessun soggetto da solo è sufficiente a creare un vero cambiamento”.
In quest’ottica, è lo stesso mondo sociale a doversi ripensare, a non percepirsi come un universo in sui si lavora solo per gli ultimi o in cui questi ultimi vengono visti solo con le loro fragilità quando invece sono portatori di ricchezza, bellezza, risorse. Allo stesso modo, chi lavora nel sociale non deve accettare, come è avvenuto troppo spesso in questi anni, di lavorare come manodopera a basso costo o mero gestore di politiche pensate da altri.
Il Mezzogiorno è pieno di esperienze di realtà che sono partite dalla cura ma hanno poi preso a lavorare su micro-economie, rigenerazione urbana, intrecciando temi sociali sempre più strettamente a questioni ambientali e culturali, in modo da creare connessioni capaci di incidere significativamente sulla comunità. Il caso di Napoli, con consolidate realtà come il grupopo di imprese sociali Gesco e la stessa cooperativa sociale Dedalus, ne è un esempio emblematico. “Ma non basta – commenta Morniroli – è necessario che queste esperienze facciano sistema, oltre che proseliti”.
Un libro rivolto a tutti che vuole proporre una riflessione alla politica
Il libro, come spiegano gli autori proprio nelle primissime pagine, nasce da una serie di chiacchiere e discussioni al tavolino di un bar, in primis tra Andrea Morniroli e Marco Rossi Doria: “Pur avendo background completamente differenti, lavoriamo entrambi da moltissimi anni nel sociale. Ci siamo ritrovati su molti punti e ci siamo resi conto che le domande e le critiche che dalle nostre chiacchierate venivano fuori potevano trovare spazio all’interno di un libro, ma ci serviva il conforto dei dati. Così abbiamo chiesto aiuto a una economista, Patrizia Luongo, che è andata oltre, ha fatto molto di più, offrendo un prezioso contributo di analisi”.
La verità, concludono i tre autori, è che il lavoro sociale ed educativo o sono lavoro politico o non servono: “Dobbiamo recuperare questa dimensione politica, altrimenti possiamo contenere solo un po’ di disagio, nient’altro”, dice Morniroli. Ma perché il welfare è così sottostimato dalla politica? “Perché la politica sembra aver rinunciato al suo ruolo di governo della complessità, non discute della realtà ma delle sue rappresentazioni, è tutto uno schierarsi da una parte o dall’altra ma non c’è un’analisi seria, mentre noi proponiamo delle politiche che hanno bisogno di coraggio e di competenze”.
“Rammendare” è rivolto a tutto il mondo sociale ma è adatto anche a non addetti ai lavori perché usa un linguaggio non scientifico e soprattutto intende aprire una riflessione politica.
Il testo sarà presentato il 9 maggio alle 17 a Napoli, presso la sede dell’associazione Imparare.Fare (via dei Tribunali 253) e il 23 maggio alle 17 al ristorante Il Poggio (via Nuova Poggioreale 1607c)
Il libro
Il lavoro sociale ed educativo deve cambiare, imboccare una strada nuova. Quella indicata dagli esempi di cittadinanza attiva delle piccole realtà e associazioni: micro-modelli - di cui gli autori di questo libro hanno avuto esperienza diretta - in cui ad essere vincente è una concezione del fare sociale non assistenzialista ma fondata sul coinvolgimento di tutti. La vera crescita è possibile solo attraverso un'opera di rammendo: non solo occuparsi della cura e dell'assistenza degli esclusi e dei fragili ma allargare lo sguardo alla comunità intera, potenziando le capacità di ciascuno, chiamando tutti a un'opera di sutura delle fratture prodotte dalle disuguaglianze. Come i fili che nelle Città invisibili di Calvino collegavano ogni casa di Ersilia, così gli autori tracciano con la penna un unico lungo filo che connette ogni porta o sportello sociale, dai singoli abitanti ai vertici istituzionali. Questo testo è un forte appello al mondo del lavoro sociale perché ripensi sé stesso e il proprio modo di operare e di raccontarsi all'esterno, ma è anche un appello al decisore politico perché riconosca a chi lavora con i marginali e i deboli un ruolo attivo nell'orientare l'allocazione delle risorse in arrivo con il Pnrr.
Gli autori
Patrizia Luongo si occupa di povertà, diseguaglianze nei redditi, uguaglianza nelle opportunità ed economia dell’istruzione e del lavoro, consulente per l’OCSE, la Banca Mondiale e l’Onu, oggi lavora come economista per il Forum Diseguaglianze Diversità.
Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Diseguaglianze Diversità e socio della cooperativa sociale Dedalus di Napoli, si occupa di welfare e in particolare di migrazioni, marginalità urbane, innovazione sociale e politiche educative.
Marco Rossi-Doria, a lungo maestro elementare, ha fondato i Maestri di Strada, ha lavorato sui diritti dell’infanzia nell’Ue e all’Onu ed è sottosegretario all’Istruzione. È presidente dell’impresa sociale Con i Bambini.