Un Jack per la vita
Sulla carta è tutto facile: il Venezia è penultimo in classifica, tre punti sopra il Monza, noi siamo belli carichi e desiderosi di riprenderci la vetta. Conte ha il cipiglio guerrafondaio di zio Paperone quando imbraccia lo spingardino caricato a sale (dato che siamo in pieno clima natalizio, meglio struffoli) pronto a colpire chi attenta al deposito.
Cosa può andare storto? Parecchio, secondo l’esperienza di chiunque abbia seguito un po’ di pallone (non solo del Napoli) nella vita. Nessuna partita è scritta, e Napoli-Venezia non fa differenza. Fino a un certo punto.
Tutte le squadre che stanno in zona retrocessione quando vedono il Napoli giocano la partita della vita, pare che così si usi, come se tre punti contro di noi valessero la salvezza, e il Venezia non fa certo eccezione: scende in campo con il coltello fra i denti, gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca deciso a vincere, o almeno a renderci la vita impossibile. E ci riesce.
Il Venezia gioca discretamente, il Napoli gioca decisamente bene, eppure non basta. Occasioni con la pala, l’area del Venezia è un flipper, il Napoli tiene un ritmo altissimo, Stanković para qualsiasi cosa con qualsiasi parte del corpo, persino un rigore calciato – anche bene – da Lukaku.
Finché Kvaratskhelia esce, sguardo basso, desolato, non sa che deve fare più. Ha in faccia la disperazione di chi sa che il possibile non è bastato, e forse teme di essere preso a struffolate da Conte. Lo capisco. Al suo posto entra Raspadori. Quello che si dice possa andare via. Forse, chissà, a gennaio, ma per ora sta qua. E io mi giro e urlo a mio marito: «Vuoi vedere che alla fine arriva Jack?». Io e chissà quanti altri. Ci crediamo tantissimo. Ed è così. Ci crediamo talmente tanto che succede davvero, e al 78’ minuto, con un sinistro potentissimo Raspadori fa esplodere il Maradona.
E alla fine arriva Jack, per davvero. E cambia la faccia della partita.
Ecco, la verità è che io Jack lo vorrei con me nella vita di tutti i giorni. Pensateci, sarebbe meraviglioso. Al lavoro ci sono casini e non sai come uscirne? Jack! Sei con gli amici e non si sa che fare e nessuno prende in mano la situazione? Jack! Qualche parente ti mette in difficoltà? Jack! Non sai che fare a capodanno? Jack! Sei in ritardo e ti ritrovi bloccata nel traffico? Ovviamente, Jack! Tutti dovremmo avere un piccolo Jack al nostro fianco, tascabile, da tenere a portata di mano quando la situazione si fa pesante, insopportabile, lui arriva e vai!, sinistro, o di testa, non importa, e risolve. Lo tiri fuori dalla borsa e JACK! Tutto si risolve! Lo voglio, voi no?
Gli antichi lo chiamavano deux ex machina, la divinità che arrivava alla fine della tragedia e risolveva tutta la trama, metteva a posto i casini fatti dagli altri (dei e umani) e volava di nuovo via. Ecco Jack è così, entra e risolve. Qualcuno potrebbe dire “Non è una divinità”. Non è vero, domenica pomeriggio ci è andato molto vicino. Spero solo non voli via.
Ah, già che ci siamo, buon anno nuovo. E forza Napoli!
(Foto: Antonio Balasco)