Altro che abolirlo, il reddito di cittadinanza va esteso
di Sergio D’Angelo
Non potrebbe dirlo con più chiarezza il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi: «il Reddito va mantenuto e dato a tutti i poveri assoluti». I conti sono semplici e li attesta il XXI Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale, secondo il quale il numero delle persone in povertà assoluta si attesta a 5,6 milioni di cui 1,4 milioni minorenni.
Quasi due milioni di famiglie, ma meno della metà beneficia del Reddito di Cittadinanza, sia per i criteri troppo stringenti, ma anche perché in certi casi si rinuncia a chiederlo per vergogna. È la testimonianza evidente di quanto la demonizzazione di questo supporto economico - che, è bene ricordare, esiste in ogni paese occidentale da decenni ed è stata introdotto fin troppo tardivamente in Italia - renda nella percezione generale la povertà una colpa.
Il Reddito quindi va esteso e va allargata la platea dei suoi beneficiari, non certo abolito o ridotto di un terzo come vagheggia la Meloni. Lo dicono i numeri, lo ribadiscono i vescovi e bisognerà dirlo ovunque costruendo iniziativa politica nel paese. Tanto più che se da un lato sei poveri su dieci ereditano questa condizione dai propri genitori, quella povertà ereditaria di un paese che ha azzerato la mobilità sociale, con bassa scolarità, disoccupazione, lavoro a basso reddito che si trasmettono di generazione in generazione come una malattia genetica. Dall’altro sono tanti anche quelli che si scoprono a un tratto poveri perché gli arriva una bolletta di centinaia di euro che non sono in grado di pagare.
Basti pensare che il 63% delle persone che chiedono un aiuto economico lo fanno proprio per le bollette della luce e del gas. Una condizione che coinvolge anche strati crescenti di ceto medio, con l’inflazione che galoppa e supera il 12% per i ceti a più basso reddito. Dirlo sui social però non basta. Per difendere il RdC bisogna costruire iniziativa politica perché su questa misura si gioca una partita che va ben oltre e la cui posta in gioco è impedire che siano i settori più fragili a pagare i costi della crisi, mentre speculatori e compagnie energetiche realizzano profitti da capogiro.
A dispetto di una narrazione tossica che utilizza i percentualmente esigui casi di appropriazione indebita per definire i percettori del Reddito scrocconi senza voglia di lavorare, ne discuteremo insieme martedì 8 novembre in una location che comunicherò nei prossimi giorni, nell’ambito di una iniziativa organizzata dall’associazione Campo Libero e da Napoli Solidale. L’obiettivo deve essere non solo la difesa di questo supporto economico, che oggi più che mai è indispensabile per milioni di persone in difficoltà, ma la sua estensione a tutti quelli che hanno davvero bisogno di supporto di aiuto.
Va costruita una rete nazionale per il rilancio del welfare, in un Paese che non assicura il corretto inserimento nel mercato del lavoro, non vigila sulla frequenza a scuola, non consente alle donne di coniugare vita familiare e lavoro, non vede gli immigrati come un'opportunità, permette ai datori di lavoro di offrire paghe da fame e contratti fasulli. Discutiamone insieme l’8 novembre.