Campania prima per disoccupazione, prima per percettori del Reddito di Cittadinanza
di Sergio D’Angelo
La regione con più disoccupati è quella con più beneficiari del Reddito. Non stupisce nessuno, se non chi in malafede ha dichiarato guerra ai poveri.
In Campania il 19,3% della popolazione compresa fra 15 e 74 anni è disoccupata. Lo attesta il rapporto redatto da Openpolis su scala europea, a fronte di una media nazionale che vede l’Italia terza in Europa a 9,5%. Parlare di sospendere il Reddito a chi è potenzialmente in grado di lavorare, ma poi di fatto un lavoro non lo trova, è quindi un accanimento contro i poveri e contro il Sud, l’area del paese dove è considerevolmente più alta la concentrazione del disagio sociale ed economico. Dietro la nostra regione ci sono infatti la Sicilia e la Calabria, caratterizzate dallo stesso mercato asfittico, incapace di offrire un numero sufficiente di opportunità e caratterizzato dalla permanenza di lavoro nero, sottopagato, illegale. Uno scandalo che non indigna nessuno, a differenza di una misura di sostegno che l’Italia ha adottato per ultima fra i paesi occidentali in Europa.
In realtà, le regioni meridionali sono quelle dove è più alta la volontà di lavorare. Altro che fannulloni sul divano, se perfino i laureati partecipano a concorsi pubblici per mansioni ben al di sotto delle competenze acquisite al termine di un percorso di studi. Spesso come ultima possibilità prima di andarsene, alimentando un flusso migratorio che non solo sta svuotando il Sud determinando una vera emergenza demografica, ma le sta anche privando delle sue energie migliori. Ci facciamo carico collettivamente del percorso formativo dei nostri ragazzi ma di questa formazione ne beneficiano altrove, determinando un’altra criticità che impatta la qualità della nostra pubblica amministrazione.
Siamo quindi di fronte a un paradosso. Da un lato l’Europa si pone anche attraverso i fondi post pandemia il problema del riequilibrio territoriale, perché le differenze non riguardano solo l’Italia ma tutti i paesi dell’Europa meridionale che hanno nelle aree mediterranee le zone di maggiore sofferenza. Dall’altro l’intenzione programmatica del nostro nuovo governo di inasprire le distanze, con un attacco concentrico al 40% della quota prevista per il Sud dal Pnrr, l’Autonomia differenziata (con la complicità di pezzi consistenti del Pd settentrionale) e l’incursione a gamba tesa contro il Reddito di Cittadinanza. In sostanza, la volontà di relegare il Sud al suo ruolo storico di fornitore di manodopera a basso costo, anche in forme illegali per chi resta, e in emigrazione forzata per chi è costretto ad andarsene, senza nemmeno più il paracadute del Reddito.
Dobbiamo organizzarci quindi, perché non è sufficiente la sola denuncia attraverso i social. È per questo motivo che martedì 8 novembre alle ore 11 abbiamo organizzato presso la Sala Consiliare Città Metropolitana un primo incontro per discutere del Reddito di Cittadinanza, inquadrando però la questione nella cornice che ho sommariamente descritto in questo post. Se non ci difendiamo da soli, non ci difenderà nessuno