Regolamento sulla serena convivenza, serve un po’ di tempo in più per quello sulla sicurezza urbana
di Sergio D’Angelo
Sono decisamente soddisfatto dell’approvazione avvenuta ieri in consiglio comunale del Regolamento per la serena convivenza, uno strumento che ha lo scopo di creare un rapporto di coesistenza virtuosa tra i cittadini e le attività commerciali e di svago nelle aree private e pubbliche.
Un testo al quale io e il collega consigliere di Napoli Solidale, Rosario Andreozzi, abbiamo dedicato tutta l’attenzione che il tema necessita perché coinvolge interessi legittimi non sempre facilmente conciliabili, ma tra i quali va trovata necessariamente una soluzione condivisa praticabile.
Voglio sottolineare tra le altre cose l’istituzione di una “Consulta della notte” e di un “delegato della notte”. È uno strumento di cui ho sostenuto l’urgenza e la necessità già in campagna elettorale lo scorso anno e sono perciò orgoglioso di aver rispettato il patto con le elettrici e gli elettori che mi hanno onorato del loro voto. Servono regole, ma queste regole devono nascere nel solco di un patto tra gli operatori, i residenti e il popolo della notte perché un fenomeno come la movida contemperi l’esigenza al riposo di chi vive in certe zone della città, il rispetto per l’industria del tempo libero e dei posti di lavoro che genera e il bisogno di sano divertimento da parte dei giovani e dei meno giovani.
Proprio perché crediamo nelle regole, abbiamo chiesto invece un po’ di tempo in più per l’approvazione del Regolamento di sicurezza urbana proposto dall’assessore alla Legalità Antonio De Iesu, ma non oltre il prossimo consiglio comunale fissato per il 25 di questo mese. Il Regolamento è infatti arrivato in Commissione pochi giorni fa e non c’è stata quindi la possibilità di una serena discussione, come è invece avvenuto per quello proposto dall’assessora Teresa Armato e regolarmente approvato. Non lo consideriamo tempo sprecato, in primis perché stiamo elaborando uno strumento in qualche modo definitivo che deve regolare questioni concrete, ma anche perché quando si fissano delle norme su argomenti divisivi bisogna scegliere un approccio condiviso e individuare soluzioni che rappresentino il punto più alto della mediazione possibile.
La cosiddetta movida è uno degli argomenti più divisivi in assoluto. Scusandomi per l’eccessiva semplificazione, utile nella sua parzialità a spiegarmi chiaramente, potremmo schematizzare la questione in questi termini. I residenti non vorrebbero affatto la movida sotto casa. Gli operatori commerciali gradirebbero la totale libertà sugli orari di chiusura, il volume della musica, eccetera. Ai giovani e in generale ai fruitori delle attività notturne legate al tempo libero piacerebbe non avere nessuna limitazione. Ribadisco, sto estremizzando e semplificando in modo da far apparire con più chiarezza che il compito di noi amministratori non è semplice ma deve necessariamente produrre delle regole di convivenza.
Non ritengo un dramma che l’approvazione avvenga nella prossima seduta, se in cambio avremo un testo che fissa regole giuste, chiare, semplici anche sul piano linguistico perché vogliamo che un vigile urbano chiamato a intervenire non debba chiedersi se quello che si trova davanti sia o no un bivacco. Termine che oltre ad apparirmi inadeguato sul piano della memoria storica mi sembra decisamente vago. Io voglio regole, Napoli Solidale crede nelle regole, ma a patto che queste siano frutto di un lavoro condiviso, univoche e non suscettibili di interpretazioni. Le cose destinate a durare hanno bisogno di più tempo per essere elaborate.