Fine del Reddito: serve una soluzione per i disoccupati, serve un lavoro per tutti
Fra qualche settimana, o al massimo fra qualche mese, anche i disoccupati dei movimenti di lotta “7 novembre” e “167 di Scampia” come centinaia di migliaia di altri perderanno il Reddito di Cittadinanza.
Secondo il governo, sono occupabili. Loro non vogliono altro che andare a lavorare, ma questo lavoro non c’è. E non c’è neanche quella formazione con la quale il governo Meloni ha giustificato la cancellazione del Reddito. È una vertenza che si sta caricando sempre più di tensione, culminata negli scontri avvenuti qualche giorno fa a via Verdi, a mano a mano che la data fatidica si avvicina e tante famiglie si ritroveranno prive sia del reddito che del lavoro.
Lo scrivo da mesi che sarebbe andata così e perciò non mi sorprende, ma è una magrissima consolazione che non serve a niente perché il ruolo dei rappresentanti istituzionali deve essere quello di favorire il dialogo fra le parti affinché si arrivi a una soluzione. Non si scherza con i bisogni delle persone, a maggior ragione quando queste si organizzano per rivendicare collettivamente un diritto garantito dalla Costituzione come il lavoro. È la spia di un disagio sociale molto esteso col quale bisognerà fare i conti, quando i soldi smetteranno di arrivare, ma bisognerà comunque pagare l’affitto, le bollette e provvedere alle spese necessarie a una famiglia per vivere.
I disoccupati napoletani che fanno parte dei due movimenti chiedono di essere inseriti nel programma regionale “Gol” ed essere impiegati in progetti di formazione legati all’ambiente. Sappiamo tutti quanto servirebbero risorse umane da impiegare nella manutenzione e nel risanamento ambientale in una città come la nostra. Siamo quindi di fronte a due bisogni complementari che possono però incastrarsi solo se c’è una rinnovata attenzione nei confronti delle necessità dei Comuni e ovviamente delle persone. È una mediazione che può essere realizzata solo dalla politica che deve considerarla una priorità. Nessuno si tiri indietro.