La Meloni vuole abolire il reddito di cittadinanza, va impedito
di Sergio D'Angelo
«Una misura stupida, controproducente e diseducativa che disincentiva al lavoro» e che «va abolita». Non usa mezzi termini la Meloni sul Reddito di Cittadinanza, che vorrebbe sostituire con un Assegno di Solidarietà da 300 a 750 euro per il tempo massimo di un anno. E poi? E poi dopo un anno la solidarietà finisce. Un atto caritatevole a termine, così che chi assume a paghe da fame si ritrovi a disposizione un esercito di disperati senza alternative e perciò costretti ad accettare.
Senza dimenticare la raccolta di firme per il referendum abrogativo di Matteo Renzi, secondo la Meloni il Reddito di Cittadinanza sarebbe quindi un disincentivo a cercare lavoro. Eppure a Napoli che è la città dove si concentra il maggior numero di percettori a livello nazionale si presentano in 50mila per 500 posti da spazzino al concorso dell’Asìa. Di conseguenza, o la percezione della leader della destra è distorta, oppure siamo di fronte a un rarissimo caso in cui la matematica (ma anche la logica) diventa materia opinabile.
In realtà, la campagna contro l’RdC parte da lontano con colpi bassi ogni volta che si scova qualcuno che lo percepisce senza averne diritto: ma quanti sono gli illeciti? L’Inps informa che tra gennaio e giugno 2022 è stato revocato il beneficio a 34.000 nuclei familiari, a fronte però di una platea di percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza costituita nello stesso periodo da quasi 1,6 milioni di famiglie. La revoca ha riguardato quindi appena il 2,14% dei casi.
In altri termini, su una spesa di circa 23 miliardi complessivi in tre anni sono stati accertati illeciti per 48 milioni di euro, ovvero lo 0,2%. Per fare un raffronto, il 31 gennaio di quest’anno è stato scoperta una truffa per 440 milioni sui fondi stanziati alle imprese per l’emergenza Covid, che in totale ammontano a 27 miliardi. Il settimanale Panorama precisava tre mesi fa che non esiste ancora una stima totale di questi illeciti, che sono comunque con ogni evidenza ben superiori a quelli accertati per il Reddito di Cittadinanza.
Su una sola cosa i detrattori hanno ragione: in molti casi il Reddito è effettivamente concorrente con l’offerta di lavoro sul piano salariale. Questo la dice lunga sul nostro paese, l’unico dell’area Ocse in cui gli stipendi sono calati rispetto al 1990 del 2,7% in relazione al costo della vita. Appare quindi chiaro che ogni ipotesi di abolizione di questa misura di contrasto alla povertà, la cui distribuzione è una fotografia del paese reale e delle sue differenze socioeconomiche territoriali, è un ulteriore strumento di pressione da utilizzare nelle politiche salariali. Va fatta chiarezza e va costruito un argine.