Il concorsone al Comune di Napoli deve essere trasparente
di Sergio D'Angelo
Forse non saranno i 250mila di cui parlano i giornali, ma di sicuro il numero dei partecipanti al concorso per i 1.394 posti del Comune di Napoli sarà enorme. Dopo le circa 30mila domande del concorso Asìa, un’altra dimostrazione che il Reddito di Cittadinanza non è in nessun modo concorrente col lavoro, quando il lavoro è vero, pagato e legale. E che questa testimonianza arrivi da Napoli le conferisce le stimmate del dato quasi scientifico, visto che la nostra città è quella dove è più alta la percentuale di percettori del Reddito, eppure decine di migliaia di persone aspirano a un lavoro vero.
Da questo punto di vista, sarebbe interessante porre domande a chi anche a sinistra continua a puntare il dito contro l’RdC, insistendo sulla necessità di modificarlo. In che direzione si immaginano queste modifiche? Pensano che sia opportuno preparare il terreno a eventuali restrizioni o addirittura all’abolizione della misura, di fronte alla crisi in corso che deflagrerà inevitabilmente in autunno e con un governo che temo non sarà esattamente amico? Io credo proprio di no. Anzi, penso con assoluta convinzione che qualsiasi schieramento si riuscirà a mettere insieme per contrastare la destra, questo dovrà fare della difesa del Reddito una delle sue parole d’ordine.
Tornando al concorso, bisogna vigilare affinché lo svolgimento sia trasparente, cristallino, non solo per garantire un’ovvia equità di trattamento a tutti i partecipanti, ma anche perché non ci saranno a breve altre opportunità così consistenti per l’immissione di nuovo personale nell’amministrazione cittadina. Serve quindi che i vincitori siano selezionati secondo criteri rigidamente meritocratici, perché siamo di fronte a un’occasione irripetibile per rinnovare e migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese.
Senza un’amministrazione efficiente, non c’è nessuna vera possibilità di svolta e di sviluppo per la nostra città.
Servono soprattutto giovani, con una naturale dimestichezza con gli strumenti del mondo in cui sono cresciuti. Serve personale in grado di parlare lingue straniere, per esempio, capace di mettere al servizio della collettività le competenze maturate magari all’estero. Il mio auspicio personale è che a questo concorso partecipino anche tanti nostri ragazzi emigrati che hanno voglia di tornare e contribuire a quello che deve essere necessariamente un nuovo corso tanto per la nostra pubblica amministrazione che per la città.