Domenica, 05 Maggio 2024

Napoli prima in Italia contro la cancellazione del Reddito di Cittadinanza

Dopo la manifestazione contro la cancellazione del Reddito di Cittadinanza, la prima in Italia, per 169 mila percettori che si è svolta ieri a Napoli davanti alla sede dell’Inps, si ritorna in piazza.

Mercoledì, 2 agosto, a manifestare sarà il Movimento di Lotta - Disoccupati “7 Novembre”, appuntamento alle 10 a Porta Capuana. Non c’è agosto che tenga per chi più che alle ferie deve pensare a come mettere insieme il pranzo con la cena.

Non sorprende che sia proprio Napoli a ospitare le prime proteste, visto che è la città con la più larga platea di beneficiari e quella che quindi subisce il taglio più rilevante. Non stupisce nemmeno la scelta del governo che avvisa i percettori con un sms dell’Inps, scaricando sui comuni del tutto impreparati e senza fondi il compito ingrato di interfaccia con i cittadini in cerca di risposte.

Parlare di disprezzo per i poveri non è una formula retorica, ma fa parte del DNA di questa maggioranza. Lo scrivo giusto da un anno, quando la cancellazione del Reddito era solo parte del loro programma elettorale e troppo tiepide a sinistra le prese di posizione a difesa di una delle misure capaci nella sua imperfezione di alleviare la sofferenza di un paio di milioni di persone sotto la soglia della povertà.

La destra ha messo in piedi un esecutivo politico. Un esempio da manuale di neoliberismo in salsa tricolore in cui ogni singolo provvedimento guarda all’interesse della parte più ricca del paese, dalle grandi aziende ai grandi evasori, passando per gli imprenditori a caccia di manodopera precaria a basso costo.

Nessuna chiacchiera da destra sociale. Quello è un vestito che la destra indossa solo prima di prendere il potere, come fu per il fascismo delle origini fattosi poi regime ferocemente classista e per quello della Repubblica di Salò che fece dell’Italia del nord un’appendice del terzo reich.

Prendete le dichiarazioni della Meloni quando faceva l’opposizione nei panni della Giovanna d’Arco dei poveri e confrontatele con le sue decisioni da premier. C’è la stessa distanza incolmabile con i bisogni del popolo degli esempi storici che né lei né il suo partito hanno mai disconosciuto come ispirazione ideologica.

Non è però sul piano della condanna storica che la destra va affrontata, ma sulla base delle sue scelte politiche di oggi. Bisogna essere sponda di chi si vede privare di un sussidio vitale, al momento in cambio di nulla, di chi pur lavorando non riesce a varcare la soglia della povertà e va sostenuto nella battaglia per un salario minimo dignitoso, e di chi si fa sedurre dalla retorica contro le tasse anche se non le paga perché il suo reddito è fiscalmente irrilevante.

La destra vuole lucidamente un paese in cui si è costretti ad accettare qualsiasi lavoro, qualunque sia il salario offerto, a qualsiasi condizione, precario, a termine ma anche completamente a nero perché il suo interesse è difendere i ricchi, non i poveri. Noi invece che paese vogliamo? È questa la scommessa politica che dobbiamo vincere a sinistra. Attrezziamoci. Perché non pensare a una manifestazione a Napoli a settembre che metta insieme tutte le opposizioni politiche e sociali?

Sergio D'Angelo
Author: Sergio D'Angelo
Napoletano, tra i massimi esperti di politiche sociali, terzo settore e finanza etica in Italia. A lui si devono numerose battaglie per il lavoro, l’istruzione, le pari opportunità, la sanità, il welfare. Fondatore e presidente del gruppo di imprese sociali Gesco, è stato assessore comunale al welfare e commissario straordinario dell’ABC, azienda speciale per la gestione dell’acqua pubblica del Comune di Napoli. Nell’ottobre 2021 è stato eletto in consiglio comunale come capolista di Napoli Solidale. È giornalista pubblicista e opinionista del Corriere del Mezzogiorno.

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