Il Corsivo e la distrazione di massa
Il corsivo è una neolingua?
Dopo il gran parlare sui media di Elisa Esposito, influencer e professoressa di “cörsivœ” su TikTok, sembrerebbe di sì…
Ma cos’è il corsivo? E perché ha così tanto successo tra il popolo del web?
Partiamo dall’inizio, da come questa ragazza milanese, estetista e avvezza ai social, ha avuto l’idea di ironizzare, esacerbandola, la parlata cantilenante della Milano bene.
Sì, Elisa ha avuto solo un’idea ironica e ha utilizzato il web per veicolare questa sarcastica formazione alla neoligua; Lei fotografa molto bene la realtà della nostra gioventù, ma ciò che colpisce è l’interesse dei media intorno a questo fenomeno.
Perché se ne fa un gran parlare?
Perché siamo diventati avvezzi a dare spazio al nulla fritto?
C’è sempre stato l’uso del gergo tra i ragazzi, negli anni Ottanta andava di moda la lingua farfallina ma nessuno si scomodava a parlare di neolingua, e soprattutto nessun canale di informazione si incaricava di strombazzare ai quattro venti la faccenda fino a farla diventare fenomeno di costume.
Cosa è accaduto alla nostra società in questi anni?
Più del corsivo e della gradevolissima prof, innegabile ragazza avvenente che fa buon uso della sua immagine e ne fa strumento di guadagno, è interessante quindi analizzare la decadenza di una società che non ha più molto da dire, che utilizza i giovani fino a farli diventare fenomeno da baraccone e che dell’ignoranza fa vessillo, propagandando sul più folcloristico dei social, TikTok, tutorial di tutti i tipi, autentici inni all’inutile, e svelando senza alcuna vergogna la povertà di contenuti che c’è dietro questo popolo variegato che si nutre a pane e web quotidiano.
Elisa non è più una ragazza comune della Milano trendy, ma viene data in pasto agli haters del web, diventa il fulcro di un’immagine da idolatrare o condannare, viene messa all’asta la sua fragile ignoranza di non sapere che “nel mezzo del cammin di nostra vita” fu scritto qualche secolo fa da Dante Alighieri, e così giovane presta il fianco a interpretare il vuoto cosmico che fuoriesce dalle crepe di una finta società del benessere.
Ma se Elisa diventa inflluencer e magari ha la forza di contrastare la melma incessante dei giudizi a buon mercato su web, quanti ragazzi invece non ce la fanno e finiscono nel mirino di un gioco troppo grande, alle prese con una fragile identità che si frantuma nelle maglie di una vita virtuale dove contano gli avatar, dove in un giorno puoi passare dagli altari alla polvere, e dove si palesano nevrosi e disturbi di tutti i tipi.
Tanti ragazzi oggi soffrono di depressione, o di disturbi bordeline, finiscono col confondere l’identità virtuale con la persona reale e si trovano schiacciati dal rullo compressore di chi li fa assurgere a simbolo, e di una società che li usa per costruire i totem dell’inconsistenza e per distogliere dai reali problemi sociali, politici ed esistenziali.
L’apoteosi della distrazione di massa.
Il parlare del nulla e il costruire teorie sul nulla.
La glorificazione del non contenuto e del non senso.
Questi i tre capisaldi su cui prospera la nuova società virtuale del post consumismo.