Tempo di Solstizio, tempi di Pace
Un tempo c’erano momenti particolari che scandivano il passaggio da un ciclo a un altro, da una stagione a un’altra. Il tempo era circolare e non lineare, eravamo in contatto col grande Ciclo cosmico, e la natura, non l’uomo, dettava legge e governava con la sua saggezza.
L’ingresso nelle stagioni era denominato in modo diverso, due Solstizi e due Equinozi, perché diverse erano le energie delle stagioni, come i quattro venti fondamentali di cui raccontava Castaneda. Oggi restano i nomi, restano le formali nomenclature legate alle stagioni ma si sono perduti i riti di passaggio, quelle iniziazioni intorno a cui la Comunità si raccoglieva e che celebravano l’ingresso in una nuova stagione della vita, della natura e del cuore.
I riti del passaggio erano connessi con l’energia delle stagioni, con la fase nuova che aspettava la Comunità.
Oggi sarebbe bello riprendere quelle antiche celebrazioni di saggezza perché possano connetterci con la sacralità del tempo, col suo mistero e riannodare i fili che un tempo congiungevano uomo e natura. Ma soprattutto perché possiamo ritrovare l’essenza di noi stessi, quella della verticalità, occultata dalla società tecnologica e dal pensiero razionale che si muove sul sistema di causa ed effetto e sulla linea orizzontale del tempo.
Cosa sono le energie delle stagioni e dei venti?
Cosa rappresentano?
Possiamo scoprirlo all’interno di noi stessi, perché rappresentano quattro archetipi, quattro modalità, quattro stati emozionali fondamentali.
La Primavera, l’Est è la Fanciulla vergine, Diana cacciatrice, Amazzone, colei che inizia il movimento, impavida, coraggiosa e piena di vita. È il tempo del risorgere a nuova vita. L’Estate, il Sud, è la Madre, Gea la terra o Demetra dea delle messi, il ventre ricolmo che è pronto a dare i suoi frutti. Il seme ha generato il frutto che va raccolto, è l’epoca della maturazione e della gratitudine, il punto massimo della luce.
L’Autunno è l’Ovest, il tempo della riflessione e della trasformazione. L’Archetipo è la maga sirena che incanta e che “si incanta”, cioè ritorna su se stessa e che inizia, con la lampada dell’anima accesa, il suo viaggio di ritorno all’origine, pronta a guardare in faccia i draghi e i demoni interiori.
Poi c’è l’Inverno, il Nord, implacabile e tagliente. Passa con la sua spada per tagliare i rami secchi e dire addio a ciò che non ci serve più. L’archetipo è la saggia, l’Abuela, Lilith, la Luna oscura, Atropo che taglia i fili.
Ieri 21 giugno siamo entrati nella fase della Madre, dell’Estate, della maturazione piena.
Va celebrato il tempo della luce, sono i giorni più lunghi dell’anno e nel tempo della sacralità sono giorni di festa. Il giorno di san Giovanni, il 24, è la notte delle streghe, ad esempio, e le streghe, un tempo, in questo giorno, creavano pozioni magiche per incantare e svegliare la passione negli uomini.
Il Solstizio è tempo d’amore e ci ricorda la nostra magia, cioè come si diceva nei vecchi riti, di questi tempi “tutto può accadere e a tutto si può rimediare”.
Si celebra l’affrancamento da ogni vincolo esterno, perché il potere interiore è giunto a maturazione e nella luce più alta del giorno chiede di essere manifestato.
Nella notte di San Giovanni accade di tutto, anche l’impossibile, si accende il fuoco, cioè la fiamma dell’anima, e ogni demone viene fugato.
Nel mondo contadino ci si preparava alla ricchezza del raccolto ed è il momento in cui ogni uomo fa pace con gli elementi, col fuoco che purifica, con la terra prolifica che dà i frutti, con l’acqua che benedice e sacralizza (l’acqua di San Giovanni), con l’aria che porta i messaggi del nuovo.
E nella notte di San Giovanni si celebra il ritorno alla sacralità femminile. Si fa pace con la strega che non è più temuta, ci si lascia sedurre dalla magia e dal mistero della vita, incarnati in un corpo femminile che ci ricorda la bellezza dell’eros e delle emozioni.
È tempo in cui si fa l’amore, non la guerra, tempo in cui il sacro e il profano finalmente si congiungono in un matrimonio mistico.
È tempo di luce e di piacere dei sensi, di benedizioni e di carnalità.
È tempo di pace.
Il tempo che abbiamo bisogno di celebrare adesso.
Anche a Napoli ieri si è celebrato con una cerimonia di luce, il Solstizio.
Un evento organizzato dall’artista Gianluigi Masucci nella bellissima basilica di San Paolo Maggiore, dove si sono ritrovati i maggiori rappresentanti delle Comunità religiose presenti a Napoli. Induismo, Buddismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islam e Baha’i hanno dialogato attraverso gesti artistici e simbolici per creare una rete di pace e luce in un momento difficile per il mondo intero.
Ha partecipato all’incontro anche Namdeling, la Comunità Dzogchen di Napoli, fondata da uno dei principali maestri del buddismo tibetano, Chogyal Namkhai Norbu, che a Napoli è vissuto e dove è stato docente dell’Università Orientale.
La città ha accolto e dato voce alla pluralità delle visioni in uno spazio oltre la rete per cercare ciò che unisce e non divide e annodare i cuori e gli intenti di tutti gli uomini di pace.
Buona luce, e sereni giorni di Solstizio a tutti.