Sabato, 23 Novembre 2024

Persone non macchine

Il 13 maggio 1978 viene approvata la legge Basaglia.

Una legge forte, rivoluzionaria, segnale profondo per restituire dignità umana al disagio psichico e per porre al centro del processo di cura l’individuo con i suoi bisogni. Non la malattia.

Quarantacinque anni fa, in un mondo che si poneva domande e che cercava di dare risposte collettive e comunitarie entrò in scena il Terzo Settore, gli operatori della cooperazione sociale che insieme alla Sanità Pubblica diventarono parte integrante nel processo di accompagnamento al malato, nel sostegno alle famiglie, in sintesi nell’aiuto umanitario.

Quella legge diventò il simbolo di una società che poneva al primo posto il benessere dell’ammalato e della rete affettiva intorno a lui.

Questo periodo sta per concludersi: il Terzo Settore oggi a Napoli sta vivendo una grande trasformazione.

Gli operatori  sociali che fino ad oggi hanno affiancato la Sanità pubblica nell’assistenza ai malati psichici, ai malati terminali, ai portatori di handicap e di disagio, saranno sostituiti.

Educatori, psicologici, Oss, che adesso si occupano con competenza, efficacia e professionalità di affiancare le famiglie saranno cancellati con un colpo di spugna, un vero smantellamento del Terzo Settore che vedrà altri prendere il loro posto.

Che spazio ha l’ammalato in questa scelta radicale?

Qualcuno ha riflettuto sulla dinamica della fiducia e dell’affidamento che regola ogni patto sociale, a maggior ragione il patto tra ammalato e Istituto di cura?

Qualcuno si è posto la domanda che una persona portatrice di disagio psichico o di handicap si affeziona alla persona di riferimento che lo aiuta e lo supporta e che sostituirla equivale a un atto di violenza?

Cosa proveranno queste persone nel momento in cui non avranno più accanto la persona a cui si sono affidati per molto tempo ma avranno vicino un’altra persona, “nuova” al loro disagio e alla loro malattia?

Forse la chiave potrebbe essere l’affiancamento e non la sostituzione, altrimenti il rischio è la nascita di una nuova fase collettiva, dove si colgono le tracce della rottura del patto sociale.

Lo stiamo vedendo nella politica con la possibilità di privatizzazione dei beni essenziali, lo vediamo negli individui con il dilagare del senso di inaffidabilità e di sfiducia nelle Istituzioni, lo vediamo nell’espandersi senza alcuna misura del settore tecnologico a discapito dei valori umani.

Non siamo macchine. Siamo persone.

Non siamo pezzi da sostituire in un ingranaggio ma trame di una stessa storia umana.

Non siamo un cieco assemblarsi di organi da affidare a protocolli stilati secondo algoritmi, siamo anime, coscienze, Individui.

E il dolore di un individuo ha molto più peso di una scelta fatto a freddo per rendere più snella una burocrazia.

Credo che come società dovremmo riflettere con consapevolezza sulla direzione che stiamo prendendo e che nel breve ci porterà a rendere il nostro mondo di riferimento sempre più arido, assente di quei valori umani, politici, comunitari, che fanno di un collettivo una rete interdipendente viva, supporto e sostegno all’alterità e integrazione effettiva della diversità.

Urge ritornare alla sacralità dell’individuo.

Una sacralità laica che restituisca il diritto al dolore dell’individuo e alla rete umana che lo accompagna.

Non meccanicità ma empatia.

Non assistenza robotica ma consapevolezza umanitaria di ciò che serve a un ammalato e alla sua famiglia e dignità a chi già fa parte integrante della vita di un malato e non merita di essere sostituito dall’oggi al domani come il pezzo non più funzionante di un elettrodomestico.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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