Mercoledì, 22 Gennaio 2025

Violenza/Assenza

Qualche giorno fa un dodicenne è stato picchiato a colpi di spranga a Barra da una baby gang.

Violenza su un minore a opera di altri minori, pare per gelosia. Il ragazzino infatti era sotto casa della fidanzatina quando è stato accerchiato da alcuni coetanei che l’hanno picchiato: stava corteggiando un’adolescente desiderata da un altro ragazzo del gruppo. Ci troviamo nella periferia di Napoli, ma il fenomeno delle baby gang è ormai un fatto che ci riguarda tutti e che accade ovunque nelle grandi metropoli, a Milano, come a Londra, come a New York.

Perché tra i ragazzini si respira questo mood di violenza? Pare che non esista più dialogo ma sia facile rispondere nella maniera più elementare, animalesca e istintiva a quello che viene sentito come un sopruso.

Potremmo elencare molte ragioni per cui nelle periferie delle metropoli sia così frequente la violenza minorile, ma sarebbe retorica e non ci aiuterebbe a leggere il fenomeno con una lente consapevole. Ermete Trismegisto, personaggio leggendario della conoscenza ermetica in epoca ellenistica, riassumeva in una massima il corpo del sapere esoterico “come sopra, così sotto” che stava a significare come tutto ciò che si vedeva era il riflesso di qualcos’altro che stava “sopra”, e che in ciò che stava “sotto” si rispecchiava.

Tra gli Esseni, comunità religiosa giudaica vissuta all’epoca di Gesù, si parlava di Specchi per comprendere la realtà. Lo Specchio secondo gli Esseni ci aiuta a non cadere nella trappola del giudizio… L’antica comunità giudaica sosteneva infatti che ogni cosa era il riflesso di chi la guardava e l’attitudine a ricondurre tutto allo specchio serviva a far sì che l’osservatore del reale compisse attraverso l’osservazione esterna una specie di viaggio iniziatico all’interno di Sé.

Nel Buddismo si parla di interdipendenza per raccontare una realtà dove qualunque “pezzo” è indissolubilmente collegato a tutto il resto, è come una specie di puzzle che si incastra in un grande affresco.

Ecco, io partirei da qui.

Il pezzo “baby gang” cosa ci racconta del mosaico più grande? Viviamo in un mondo dove abbiamo perduto la connessione col sacro che non è un apparato religioso, o un’Istituzione, che sia essa Chiesa, Stato o Scuola. Riguarda un processo intimo che dà significato all’esistenza e che naturalmente ha il potere di unirci a quelle qualità essenziali che albergano nel cuore di ciascuno.

Il Bene in sé è uno stato di benessere dato da una pienezza ontica, da un processo dove l’Uomo non è alla deriva ma ha un senso e uno scopo intrinseco con la Vita stessa.

In questo modo di intendere l’esistenza, cioè un cammino di ritorno alle origini dove l’uomo ritorna all’armonia dell’essere connesso alla Natura e alla creazione, non c’è solitudine, né alienazione, né violenza verso il simile perché l’altro si riconosce come speculare a se stesso e l’uomo sa chi è, perché è unito alle sue radici.

Egli sente dentro di sé il riflesso della Natura e della creazione. Questo è ciò che si chiama sacro. E questo è ciò che oggi non c’è più. La nostra cultura dei consumi e del disimpegno è connessa a una rete virtuale fredda e tecnologica.

Vive staccata dal corpo e dalla Natura. Sente il corpo simile a un selfie con filtri, da usare sui social. E crede che la vita sia come un videogioco. In un mondo simile è facile comprendere come il fenomeno delle baby gang sia molto più vasto e profondo di quanto si pensi. È frutto di un’assenza, di una perdita. Di una società che ha perso l’anima.

Non hanno responsabilità i ragazzi se a loro è stato consegnato un mondo fintamente e formalmente connesso a tutto, dall’informazione non stop h 24, ai video e tutorial di ogni tipo, dalle ricette e dai vari come si fa, all’IA e ai piaceri easy…

Ma non viene detto loro, né raccontato e neanche si studia a scuola che in quel tutto manca la parte essenziale che giace dimenticata. Quella parte che faceva dire a Socrate “Uomo, conosci te stesso e conoscerai il mondo”.

E che leggiamo ancora oggi “in memoria” sulle porte dell’oracolo di Delfi.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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