Isabella Schiavone: «La meditazione ci insegna a stare con quello che c’è e a coltivare la pace»
Molti la conoscono come giornalista del servizio pubblico, da anni dedita al terzo settore e ai più fragili, o come scrittrice. Non tutti sanno che Isabella Schiavone è anche una Istruttrice di Mindfulness e protocollo Mbsr, acronimo che sta per Mindfulness-based Stress Reduction, ovvero un programma ideato più di 40 anni fa dal biologo americano Jon Kabat-Zinn per la riduzione del dolore e dello stress - usato nel caso di malati terminali e oncologici, per alleviare la sofferenza fisica e psicologica - la cui efficacia è stata provata dalla comunità scientifica internazionale.
Una pratica diventata parte integrante della vita quotidiana di Isabella Schiavone, che ne sperimenta i benefici da molti anni, appassionata al punto tale da approfondirne lo studio e arrivare a conseguire il titolo di Istruttrice dopo aver frequentato un master in materia alla università Sapienza di Roma (“Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze” svolto in collaborazione con il Center for Mindfulness della University of San Diego e Italia Mindfulness).
A maggio 2024, uscirà anche un suo saggio su questo argomento dal titolo “Pratico, ergo sum” (Mimesis Edizioni).
Come possiamo definire le pratiche “Mindfulness”?
Si tratta di pratiche di meditazione e contemplazione, attraverso le quali imparare a stare con noi stessi. L’obiettivo è stare con ciò c’è dentro di noi e all’esterno. Questo dovrebbe portarci potenzialmente a una sensazione di benessere, ma non necessariamente, perché lo scopo ultimo non è la fuga da noi bensì la consapevolezza.
Una delle conseguenze, direi naturali, del lavoro su se stessi è sviluppare LA pace, perché se coltivi la pace dentro di te, puoi portare la pace anche fuori di te.
Che benefici producono?
Oggi siamo tutti molto abituati a schivare problemi, i matrimoni durano poco, ci arrendiamo alle prime difficoltà, alcuni padri spariscono davanti alla scoperta della disabilità dei loro figli. Abbiamo problemi a stare con quello che c’è. La meditazione, invece di respingere o contrastare la dimensione reale, ci spinge ad osservarla, accettarla e “fare pace” con situazioni esterne e con gli altri. Maggiori compassione, empatia, comprensione, agevolano l’essere gentile.
Più in generale, si possono notare effetti come diminuzione dell’ansia e della depressione, reattività emozionale, maggior soddisfazione nella relazione, adattabilità cognitiva, aumento dell’attenzione, armonia mente-corpo, maggiori capacità morali, rafforzamento del sistema immunitario. Tutto ciò che comprende un cambiamento di abitudini non sane.
Come si è avvicinata a questa materia?
Pratico la meditazione vipassana di tradizione theravada da oltre dieci anni. È nato in me prima un interesse intellettuale, una sete di conoscenza. Mi sono messa alla ricerca e ho trovato una associazione seria, accreditata, con insegnanti validi. Ho fatto per anni l’inviata, ho viaggiato tanto e la meditazione in spirito interreligioso mi accompagnava sempre, anche perché potevo metterla in pratica in qualunque circostanza. Ho anche fatto ritiri intensivi, partecipato A seminari e lezioni, realizzato approfondimenti e reportage su spiritualità e turismo religioso. Sono da sempre interessata alla spiritualità come mondo.
Poi, per caso, un amico mi ha detto tre anni fa di questo master. Eravamo in piena pandemia, io ero caposervizio al Tg1, ero spesso in prima linea, mi occupavo di Covid. Così ho deciso di fare questo investimento, frequentando il master, in buona parte fatto online viste le circostanze, per poi diventare Istruttrice di Mindfulness e protocollo Mbsr.
Cosa insegna durante i suoi corsi?
Quello che faccio è accompagnare le persone nella meditazione, dalla corretta postura al respiro consapevole, a tutto ciò che sperimentiamo durante l’esperienza e poi con la condivisione della pratica. Dopo, ci si racconta, il confronto è fondamentale.
Con un minimo di apprendimento, si può riuscire a praticarla ovunque, in macchina, in ufficio, ma bisogna avere gli strumenti ed è indispensabile avere un insegnante di riferimento.
Ora stiamo riflettendo, con altri istruttori, sulle pratiche volte alla pace. Molti di noi si sentono impotenti davanti a eventi come conflitti, alluvioni, violenza di genere. Si chiedono cosa fare. Ci sono tante cose, una di queste può essere coltivare la pace verso se stessi e gli altri. Anche da fermi, dentro casa nostra, possiamo fare la nostra parte.