Facebook e la bufala della disattivazione. Sulle bacheche napoletane fioccano le parodie
Disattivarsi o non disattivarsi: questo è il dilemma. Sembra esser ormai chiaro che si tratti solo di una fake news la notizia, risalente a metà novembre 2023, che il noto social media Facebook / Meta abbia imposto nuove condizioni d’uso rigorosamente a pagamento. A notizia falsa è seguita la relativa catena di Sant’Antoniorigorosamente “farlocca” che raccomandava agli utenti di condividere una sorta di “formula magica” (sapientemente elaborata da un certo Larry) per “salvarsi” da un abbonamento a vita di quasi 5 dollari per l’utilizzo del social.
Ma cosa è successo veramente?
Il contenuto del messaggio
“Ciao 🔵 È ufficiale. Firmato alle 10:33. Era anche in tv. Il mio è davvero diventato blu. Ricordatevi che domani inizia la nuova regola di Facebook (alias… ) nuovo nome META) dove possono usare le tue foto. Non dimenticate che la scadenza è oggi!!” inizia così il delirante messaggio di ispirazione complottista ideato da qualche buontempone con tanto tempo a disposizione che ha viaggiato, di bacheca in bacheca, sui profili Facebook di tutta Italia. Caldamente raccomandato era di copia-incollare il messaggio in ogni sua parte come post sul proprio profilo, in modo da non consentire al social-media di utilizzare i contenuti già postati e, soprattutto, di non pagare 4,99 dollari al mese per accedere a Facebook. “Il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche; tutte le mie foto sono di mia proprietà e NON di Facebook!!! Un ringraziamento speciale a Larry per questo consiglio legale” incalza il messaggio. In questa catena di Sant’Antonio si riconoscono tutti gli ingredienti della cosiddettas bufala. Lo spiega nel dettaglio l’AGICOM, Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni: “Quando si condivide una notizia su un account social o la si diffonde attraverso chat e app di instant messaging bisogna prestare molta attenzione; a volte, infatti, nella fretta di condividere o fidandosi di chi ci ha inviato un contenuto, diffondiamo notizie false. E ogni notizia falsa che condividiamo si potrà diffondere capillarmente tra i nostri amici e gli amici dei nostri amici: una lunga catena che può causare confusione, nei casi peggiori rischi e pericoli per la società, influenzando scelte importanti come quelle in materia di salute e di politica, istigare odio, distruggere la reputazione di persone”.
Alcune regole anti-bufala
Sono diversi gli elementi da tener d’occhio quando si sospetta di trovarsi al cospetto di una fake news. Nel caso che si tratti di un fantomatico articolo, l’url è spesso molto simile ad un url istituzionale, ma con errori grammaticali o piccole modifiche. Un altro elemento da verificare sempre è la fonte: da dove è partito il messaggio, siamo in grado di risalire all’autore? Se la risposta è negativa, scatta il primo campanello d’allarme. Altra “arma” che salvaguarda l’utente da messaggi fasullo è la ricerca inversa: Quando siamo incerti sulla veridicità di una notizia, il web mette a disposizione degli strumenti che ci possono aiutare a verificare i nostri dubbi. Per controllare gli elementi della notizia, come la fonte, la data o la provenienza delle immagini utilizzate, ci si può avvalere dei più conosciuti motori di ricerca. Anche il linguaggio utilizzato può orientarci sul credere o meno ad un contenuto: affermazioni fumose, toni concitati, disposizioni frettolose ma approssimative su cosa fare sono un segno negativo.
Un po’ di verità nella bugia. Così la bufala acquista la fiducia degli utenti
La catena di Sant’Antonio che invita gli utenti a disattivare Facebook ha sfruttato l’hype della reale notifica di Meta sulle versioni a pagamento di Instagram e Facebook. Si tratta di un messaggio che inizia con “Prendi una decisione riguardo alle inserzioni” e continua con l’annuncio di un nuovo piano di abbonamento. Questa campagna di notifiche è stata ampiamente annunciata sui social di proprietà di Zuckerberg: al fine di conformarsi alle norme sulla privacy dell’Unione Europea, Meta ha sviluppato una versione delle sue App priva di pubblicità e del tracciamento dei dati degli utenti. Per usufruirne, è richiesto un abbonamento mensile di 12,99 euro.
Il guaio è già stato fatto
Chi teme per la proprietà di immagini e contenuti postati sulla propria bacheca Facebook dovrebbe ritornare con più attenzione sui termini e le condizioni a cui ha acconsentito nel momento in cui ha creato il proprio profilo Facebook: capirebbe così che la “frittata” è già fatta. Infatti è al momento dell’accettazione di questa sorta di “consenso informato” che si dichiara di concedere al social il libero a dati e contenuti postati. Se non si desidera che un contenuto sia di pubblico dominio, è necessario modificare le impostazioni sulla privacy o non condividerlo affatto. “Verba volant, scripta manent”: anche su Facebook.
Da Catena di Sant’Antonio a Catena di San Gennaro: l’umorismo napoletano
In pochi hanno creduto alla bufala sulla “disattivazione”: dopo un primo momento di perplessità, numerosi post umoristici hanno sostituito sulle bacheche degli utenti partenopei il messaggio proposto dalla catena di Sant’Antonio. Come si dice a Napoli, “Ccà nisciuno è fesso”.