Fava, ovvero la Grecia in tavola
La chiamano Fava ma non ha nulla a che fare con le nostre fave però se l’avete assaggiata non potrete più farne a meno.
Originaria di Santorini, si assaggia un po’ ovunque nelle Cicladi e sicuramente è un antipasto che nelle taverne di Paros si trova sempre.
Perciò abbiamo scelto la ricetta migliore, direttamente dal ristorante Markakis a Piso Livadi, dove questo puré di legumi gialli (simili alla cicerchia ma più piccoli) viene servito condito di cipolla caramellata, cipolline e capperi. E ovviamente un filo d’olio d’oliva.
La ricetta base prevede che si copra un quantitativo di Fava secca con acqua e si faccia cuocere con una cipolla fino a quando il legume non diventa morbido e non assorbe tutta l’acqua.
Allora si toglie dal fuoco e si frulla, servendolo poi con olio e cipolline tritate.
La signora Maria del ristorante Markakis a Paros ci ha però svelato la sua ricetta segreta: lei la Fava la fa cuocere nel brodo vegetale, non si limita a una cipolla.
Ecco cosa ci dice Maria di Markakis
Per chi è sprovvisto di Fava consiglio di provare comunque con la cicerchia, viene buona lo stesso.
Qualche indicazione sugli ingredienti:
Per 4 persone
200 gr di Fava
Brodo vegetale fatto in casa
Cipolle caramellate q.b.
2 Cipolline
Capperi q.b.
Olio evo q.b.
Procedimento
Sciacquare la Fava secca sotto l’acqua corrente, metterla in una pentola con una cipolla intera e ricoprirla di brodo vegetale (se non lo avete, va bene anche il dado). Fate cuocere per 20 minuti circa. Tenderà a fare subito un po’ di schiuma che potete togliere con un cucchiaio oppure lasciare. Dopo una ventina di minuti aggiungere altro brodo e continuare a cuocere fino a quando i legumi non saranno morbidi (e quindi cotti). Aggiungere poco brodo alla volta in modo da farlo assorbire e da non essere costretti a scolare tutto.
Quando la fava sarà cotta, frullarla (o schiacciarla con la forchetta) in modo da ridurla a una purea. Servire in un piatto con cipolline tagliuzzate al centro, capperi e, se si vuole, anche cipolle caramellate, aggiungendo sempre un filo d’olio a crudo.