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“Occorre una legge nazionale che finalmente riconosca diritti, tutele e risorse per circa otto milioni e mezzo di persone, perché ad oggi c’è una situazione molto frammentata con alcune Regioni che hanno emanato normative non sempre omogenee” questo quanto asserito dal Garante regionale delle persone con disabilità, l’avvocato Paolo Colombo. Da un'indagine svolta da Cittadinanzattiva lo scorso anno emerge, ad esempio, che oltre la metà dei caregiver è stata costretta ad abbandonare gli studi o ridurre l'orario di lavoro: una conseguenza quasi scontata se si pensa che più di due su tre (34,7%) dedicano alla cura del familiare oltre 20 ore a settimana.
Ci sono alcuni punti fermi che devono essere senz’altro tenuti presenti nell’emananda legge: 1. In linea con la definizione ampia di caregiver familiare, la convivenza non deve rappresentare un vincolo per il riconoscimento della figura e dei diritti dello stesso. Se si dovesse limitare il riconoscimento del ruolo dei caregiver ai soli conviventi, rimarrebbero escluse le tante persone figlie/figli, sorelle/fratelli, nipoti, amici, che di fatto assistono i propri cari. 2. Per alleviare il “peso” di chi assiste, potrebbe essere riconosciuto il ruolo di caregiver a più di una persona per lo stesso familiare, purché venga individuato il caregiver principale. 3. Nella definizione di una Legge statale si raccomanda particolare attenzione all’introduzione e al riconoscimento di diritti specifici per caregiver giovani e giovanissimi. In aggiunta a quelli già previsti (quale il diritto alla frequenza di corsi universitari da remoto) si propone l’aggiunta di nuovi diritti, come l’attribuzione di crediti formativi per chi svolge questo ruolo di “cura” o la validazione del ruolo di caregiving familiare ai fini del riconoscimento del servizio civile. 4. L’assistito deve poter prestare personalmente o attraverso l’amministratore di sostegno o il tutore il consenso alla scelta e la nomina del proprio caregiver informale; il consenso e la nomina sono espressi in forma scritta oppure, nel caso in cui le condizioni fisiche dell’assistito non lo consentano, attraverso video-registrazione o ulteriori dispositivi di comunicazione. 5. Nel Piano di Assistenza Individuale (PAI) per l’assistenza alla persona anziana non autosufficiente, si dovrebbe indicare l’apporto volontario ed informale del caregiver per l’attuazione degli interventi nonché i relativi supporti. 6. Occorre prevedere misure di conciliazione vita – lavoro e riconoscimento di contributi figurativi ai fini pensionistici. 7. Si raccomanda la massima semplificazione delle procedure per il riconoscimento presso l’INPS dello status di caregiver informale.
In particolare, si propone di introdurre un limite temporale di massimo 90 giorni, dalla presentazione della domanda fino alla conclusione del procedimento. Sin dalla presentazione della domanda può essere rilasciato un attestato di riconoscimento temporaneo che permetterà al caregiver di svolgere tutte le attività ed azioni necessarie per la cura della persona assistita. Il Garante dei disabili della Regione Campania Paolo Colombo dichiara: “Dunque, tra le sei proposte di legge presentate, occorre fare una sintesi garantendo le risorse adeguate a questa figura indispensabile che spesso e volentieri si fa carico di compiti che lo Stato non riesce ad assicurare”.
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