Suicidi in carcere, per Ciambriello: “Servono risposte efficaci ed immediate”
Dall’analisi dei dati, forniti dal Garante Nazionale Prof. Maurizio D’Ettore, sui suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno emerge una fotografia impietosa. Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello: “Non possiamo restare indifferenti di fronte all’emergenza delle carceri! Dei 47 suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno 24 detenuti hanno deciso di togliersi la vita nei primi 6 mesi di carcere, 6 nei primi 15 giorni e 3 nei primi 5 giorni di detenzione. 17 erano in attesa di giudizio”.
Dalla lettura dei dati è emerso che tra questi 47 suicidi 11 persone avevano già precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio, 4 di questi suicidi erano al momento dell’atto sottoposte alla misura della “grande sorveglianza”, 14 invece sono le morti ancora da accertare. Continua Ciambriello: “Servono figure di ascolto, finanziamenti da parte del Ministero per le figure sociali di ascolto (psicologici, psichiatri, assistenti sociali, pedagogisti, terzo settore, tecnici della riabilitazione). I suicidi non sono prevedibili ma si possono prevenire, ma non soltanto con i Protocolli.”
Un dato che fa riflettere è l’età dei detenuti: 7 persone avevano tra 18-25 anni. L’età media delle persone che si sono tolte la vita è di 39,5 anni. Riguardo alla nazionalità 26 erano italiani e 21 stranieri. Infine: “Il primato per numero di suicidi 3 dall’inizio dell’anno, purtroppo riguarda la nostra regione, ed è della C.C. di Poggioreale. Oltre i 3 suicidi ci sono 2 morti da accertare”.
Sono 35 gli Istituti in cui si sono verificati i suicidi 29 Case Circondariali e 6 Case di Reclusione. Conclude: “In qualità di Portavoce della Conferenza nazionale dei garanti territoriali, mi rivolgo alla politica e alla società civile un suicidio ogni tre giorni! I suicidi sono sia il prodotto della lontananza della politica che della società civile. Forte è lo Stato capace di intercettare il disagio sociale, e adottare le misure sociali più opportune a tutela della dignità di tutte le persone, anche e soprattutto in carcere. In questi mesi estivi sarebbe necessario adottare alcune misure: aumentare le telefonate, celle aperte fino alle 20, la chiusura dei blindi alle 23 e garantire per ogni stanza frigoriferi e ventilatori. Accanto alla certezza della pena ci deve essere la dignità della pena”.