Il Gridas non si tocca, lettera aperta a Manfredi
Esiste, nella periferia nord di Napoli, un luogo che funge da ministero nascosto, un ministero non ufficiale per la formazione di uomini e donne alla cura del prossimo. Questo luogo si chiama GRIDAS - gruppo risveglio dal sonno- creato nel 1981 da un pittore, Felice Pignataro, da sua moglie, Mirella La Magna, e da altri che hanno speso la loro vita per rendere migliore quell’angolo di mondo denominato Scampia.
Nel 2022, l’associazione Gridas viene accusata di occupare senza titolo l’unico centro sociale nato con quello scopo in un quartiere-dormitorio come Scampia. Stando al Tribunale Civile di Napoli, il Gruppo risveglio dal sonno da decenni “occupa senza titolo” il centro sociale di via Monterosa a Scampia, uno stabile abbandonato di proprietà dell’ex Istituto autonomo delle case popolari.
A un anno dall'inizio del processo d’appello sulla vicenda e a due anni dall'insediamento del sindaco, la responsabile dell’associazione Mirella La Magna invia una lettera aperta al sindaco Gaetano Manfredi e al suo staff.
“Ci siamo incontrati per la prima volta dal Suo insediamento in occasione della venuta del Prof. Giorgio Parisi all’Università Federico II di Scampia. La Sua rassicurazione che la vicenda del GRIDAS è nei Suoi pensieri mi spinge a scriverLe per alcune precisazioni.
Il GRIDAS conta 42 anni di resistenza e impegno civile.
L’anno scorso, il 14 ottobre, festeggiammo la ricorrenza sotto Palazzo San Giacomo. C’erano tanti amici, c’era la torta di compleanno (naturalmente di cartapesta!), c’era il solito nostro modo di protestare con la satira, mai con la violenza. Non c’erano gli invitati. Ci dissero che a quell’ora il Comune era chiuso. Aspettavamo l’esito dell’ennesimo appuntamento al Tribunale per sapere che fine avrebbe fatto il GRIDAS nelle aule di giustizia: il 18 ottobre 2022 si svolgeva la prima udienza del processo d’appello, che fu aggiornata poi al 7 febbraio 2023.
Pochi giorni dopo, il 26 ottobre, sotto nostra pressante richiesta, ottenemmo finalmente un incontro al Comune con l’Assessore al Patrimonio con delega al Bilancio, Pier Paolo Baretta, dal quale apprendemmo che il Comune aveva individuato un immobile per la permuta con l’Acer.
Arriva il 7 febbraio. Nell’udienza al processo d’appello il nostro ricorso viene accettato come pure la sospensiva dell’efficacia esecutiva della sentenza contro il GRIDAS, e rinviata la precisazione delle conclusioni all’udienza del 5 marzo 2024.
Saremo a 14 anni dall’inizio delle nostre pene giudiziarie, in quanto occupanti abusivi di uno spazio nato col quartiere come centro sociale e che noi, non “occupiamo” ma utilizziamo rispettando la sua destinazione d’uso e difendendolo da mire non certo volte all’interesse pubblico.
Prima il processo penale da cui fummo assolti con formula piena in quanto “il fatto non sussiste”.
Poi il processo civile, preceduto da lunghe sedute col giudice di pace e rinvii senza fine in attesa che Comune e Iacp si accordassero su come evitare che un luogo dichiarato “bene comune”, dove si era espresso Felice Pignataro la cui opera era stata dichiarata “bene comune immateriale”, venisse sottratto a chi per anni lo aveva difeso e reso punto di riferimento per tante realtà associative, e fosse destinato a un uso non certo in sintonia con quello per cui era nato.
Ora, nonostante le Sue rassicurazioni, signor Sindaco, non mi risulta che in questi ultimi mesi si sia fatto alcunché per evitare una conclusione della vicenda giudiziaria che nuocerebbe non solo a noi, come associazione, ma sicuramente alla comunità intera di cui facciamo parte.
Quando si parla di “modello Scampia”, sappiamo tutti che questo titolo ce lo siamo guadagnato per la nostra costanza, coerenza, resistenza, determinazione e soprattutto per la capacità associativa di fare rete, di non esaurire la nostra presenza in una sterile accusa di “quello che non va”, invocando l’intervento “dall’alto” a sanare i mali che una nascita sbagliata di questo enorme quartiere popolare concepito come quartiere dormitorio e il successivo abbandono quasi trentennale da parte dello stato avevano condannato a “piazza di spaccio più grande d’Europa”.
Se siamo riusciti a diventarlo, a dispetto delle fiction che continuano a concentrare nelle nostre strade e nei nostri palazzoni e soprattutto nel medesimo tempo le vicende criminali dei loro episodi, è perché non siamo andati via, è perché ci siamo contagiati nel bene e non nel male, è perché abbiamo contato solo sulle nostre forze, che - lo sappiamo bene - non bastano, ma sono l’inizio necessario per cui una costruzione di cui ognuno si senta responsabile e necessario non crolli al cambiare del vento e delle bandiere.
Per tutto questo, signor Sindaco, Le chiedo di tradurre il suo pensiero benevolo nei nostri confronti in qualcosa di concreto, per esempio il famoso tavolo tecnico tra Comune e Acer, tante volte promesso e sempre slittato in cui si approntasse uno scambio reale di immobili, che ci mettesse finalmente al riparo da speculazioni lontane dal nostro modo di pensare e di agire.
Con osservanza,
Mirella La Magna.
Napoli, 18 ottobre 2023”.
Qui il testo della lettera
https://www.felicepignataro.org/download/pdf/ita/lettera-aperta-gridas-18ott2023.pdf
Qui il riepilogo dell'intera vicenda giudiziaria
http://www.felicepignataro.org/il-gridas-non-si-tocca