Miriam Candurro: sono una mamma lavoratrice, proprio come Serena
Nel corso del tempo ha raccontato molte storie, alcune dalla forte caratterizzazione sociale, ora quello che porta in scena l’attrice napoletana Miriam Candurro, attraverso il personaggio di Serena Cirillo di Un Posto Al Sole, è soprattutto l’essere mamma, in particolare una mamma lavoratrice, alle prese con mille difficoltà ma con una grande determinazione ad esserci sempre per le sue figlie.
Mamma proprio come la sua poliedrica interprete: Miriam infatti, nella vita, ha due figli.
Molto centrale fino a qualche tempo fa nelle trame del social drama più longevo della Rai, la vicenda di Serena è, in queste puntate, soprattutto legata alla presenza della sorella, la gemella Micaela, decisa ad essere presente come mamma per Jimmy, il bambino avuto con Niko.
Dopo avere ritrovato un po’ di pace, in seguito a due anni molto complicati, insieme a Filippo, Serena si ritroverà ora a gestire alcuni problemi legati alla scelta da parte di Micaela di un viaggio non proprio adatto ai bambini…
Che mamma è Serena?
Serena è una mamma lavoratrice che, come tale, porta in scena le difficoltà delle donne, soprattutto al Sud, di organizzarsi tra baby sitter e servizi per l’infanzia carenti. Lei è una imprenditrice, gestisce un B&b e ci sono giorni in cui arriva a casa la sera distrutta. Questa è un po’ la realtà di tante madri, donne che hanno figli piccoli e cercano di barcamenarsi e trovare una quadra con la gestione familiare in un difficile mondo del lavoro. Lo fanno cercando di essere il più presenti nella vita dei figli, anche se questo significa sdoppiarsi.
Quanto si sente vicina a lei?
Mi sento vicina a Serena e comprendo le scene in cui dice che è estremante stanca, al punto tale che in alcuni casi non c’è neanche bisogno di recitare! Io sono mamma come Serena, la capisco perfettamente, capisco anche quella frustrazione e quasi quel dover chiedere scusa per il fatto che, oltre ad essere madri, si continuino a coltivare ambizioni professionali, perché, soprattutto dalle nostre parti, c’è ancora questo retaggio.
Ormai sono oltre 10 anni che è nel cast di Un Posto Al Sole, che bilancio ne trae?
Sono sicura che lavorare in un progetto come Un Posto Al Sole per un’attrice è una benedizione: è un set continuo per allenarsi e crescere, un test quotidiano per mettersi in gioco e continuare ad imparare, perché nella serialità comunque il tuo personaggio attraversa varie fasi. Serena, in questi dieci anni, ha vissuto mille vite, io ho raccontato storie diverse. Con questa esperienza, si impara il mestiere nel vero senso del termine, oggi spesso, soprattutto per gli attori che vengono dalla strada, questa palestra si perde. Invece il mestiere è importante quanto il talento.
Bilancio positivo anche dal punto di vista umano, si trova bene con i colleghi di set?
Mi trovo bene con tutti ma naturalmente ho stretto un legame più forte con Michelangelo Tommaso, con cui divido set ma anche uscite perché ci frequentiamo al di là con le nostre famiglie. Anche da questo punto di vista, Un Posto Al Sole è speciale, perché non esistono prime donne, tutti collaboriamo in armonia, perché sappiamo che c’è spazio per ognuno ma tutti andiamo nella stessa direzione.
Progetti in corso, la vedremo ancora al cinema o in qualche serie tv?
A fine 2021 è uscito il film di Mario Cipolletta con Francesco Di Leva “Fino a essere felici”, che sta facendo il giro dei festival. Un’altra opera prima è in uscita con il regista napoletano Lorenzo Cammisa, con cui avevo già collaborato per un cortometraggio. Si tratta di film corale, il nome è “Trentratrè”, che è l’età in cui c’è una specie di giro di boa, in cui hai ancora il desiderio di cambiare il mondo ma non puoi più permetterti di sognare; quell’età in cui o si va avanti, si cresce e ci si evolve oppure si resta piccoli.
Ha dato voce attraverso il tuo personaggio a vari temi sociali, come la violenza di genere, le piacerebbe affrontare qualche altro argomento?
Vorrei concentrarmi di più sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro. È vero che lo faccio già attraverso il mio personaggio ma mi piacerebbe affrontarlo più in profondità: ad esempio, approfondire il tema delle disparità che ancora ci sono tra uomo e donna, della fatica che devono fare le donne per lavorare, spesso non aiutate da un sistema di welfare adeguato, che non le mette in condizioni di conciliare famiglia e lavoro.
Sarebbe bello che le donne potessero raggiungere quella serenità, per cui non dovessero più giustificarsi per quello che fanno e per le proprie “mancanze”. È interessante questo discorso, soprattutto considerando che proprio le donne della fascia di età che più si scontrano con questa problematica sono tra le più assidue spettatrici di Un Posto Al Sole.