Luca Turco: Vi racconto il Niko che non vi aspettate
Ne ha fatta di strada in 23 anni Luca Turco, l’attore napoletano che presta da sempre il volto in Un Posto Al Sole a Niko, figlio adottivo di Giulia (Marina Tagliaferri) e Renato (Marzio Honorato), oggi professionista in carriera ma soprattutto vedovo di Susanna (Agnese Lorenzini), vittima innocente di camorra.
Un duro colpo per il rampante avvocato che sta vivendo un momento molto difficile, al punto tale che il “bravo ragazzo” che abbiamo imparato a conoscere in questi anni ci stupirà con la sua scelta. Nikolin, infatti, ha deciso di scendere a un compromesso. Nelle scorse puntate lo abbiamo visto cedere alle insistenze del padre di Susanna, Manlio, che dal carcere sta organizzando un losco affare contro l’ipotesi che l’assassino della figlia possa farla franca fingendosi “infermo mentale”.
Luca Turco ci racconta come si è preparato alla svolta del suo personaggio, ricostruendo alcune delle scene forse più importanti della sua carriera in Un Posto al Sole, come quella del monologo di addio alla sua Susanna.
Niko è da sempre il classico bravo ragazzo, un buon padre che si è preso cura, quasi da solo, del figlio e un professionista con una sua etica. Però, negli ultimi mesi, sta attraversando un periodo molto complicato, che lo porterà a prendere decisioni se non altro discutibili…
Niko sta per cadere in una trappola per farsi giustizia da solo, perché lui, come tutte le vittime di grandi tragedie, ora ha sete di giustizia. È molto confuso e vulnerabile, da quando è morta Susanna vive un momento molto duro, mentre sta ancora elaborando il suo lutto, si ritrova ad affrontare un ulteriore batosta ora che il boss che l’ha uccisa potrebbe non pagare per il suo delitto. Si sente come se uccidessero due volte la persona amata e questo lo condiziona nelle sue scelte.
Diventa dunque un’altra persona?
Chiaramente a mente lucida, non avrebbe accettato la proposta di Manlio che diventa, in questo caso, il diavolo tentatore. Niko viene completamente accecato e prende una scelta che non è altro che il frutto di rabbia e delusione. Per cui si distacca dal personaggio che non tutti conosciamo, non dico che sia giustificato ma si può comprendere perché lo stia facendo…Del resto, l’ipotesi che l’assassino di Susanna si finga folle per farla franca, per quantdo sia molto remota, è da prendere in considerazione e lui lo sa anche essendo tecnico della materia. Prima ancora dell’intervista radiofonica allo psichiatra che ne parla, ne aveva discusso con il padre e poi anche con il collega Alberto Palladini.
Lei personalmente in questa situazione cosa farebbe in questa situazione?
Il mio personaggio è molto impulsivo, io non mi arrabbio mai e prima di prendere una decisione ci penso mille volte e quando poi mi decido mi prendo fino in fondo la responsabilità di ciò che faccio. Sono molto diverso da Niko e credo che a me non sarebbe mai successo: anche in una situazione così drammatica, non sarei venuto a compromessi, perché resto sempre razionale e lucido.
Come ha preso la “scomparsa” di Susanna e quindi il distacco da una compagna di viaggio come Agnese?
È stato molto difficile per me dire “addio” ad Agnese, lavoravo con lei da sei anni, è una grande professionista e sono stato molto fortunato ad affiancarla in questo tempo, quindi, non è stato bello sul piano umano; sotto il profilo professionale è stata ed è una bella sfida, invece, perché mi sono cimentato in cose completamente nuove, un lutto non era mai capitato a Niko in 23 anni, nonostante ci siano stati per lui anche momenti difficili.
Come si è preparato ad affrontarlo?
La preparazione al lutto in sé non è difficile, si cerca dentro di sé qualcosa che esprima un dolore, si scava nel proprio bagaglio personale per cercare di renderlo il più possibile credibile, il metterlo in scena non è sempre semplice. Ad esempio la scena del sogno in cui abbiamo girato io e Agnese o anche il monologo di addio di Niko alla sua amata sono stati piuttosto complicati ed emozionanti per me. Un’altra scena particolare è stata quella con Manuela con cui Niko ha uno sfogo a una settimana dalla morte di Susanna.
Cosa la lega al suo personaggio con cui è praticamente cresciuto?
Ogni giorno è stimolante, io ci metto tanta passione, cerco di dare sempre il massimo. Con il tempo, gli scrittori tendono a far somigliare sempre di più il personaggio alla persona, e, soprattutto per me che ci sono cresciuto insieme, questa cosa è ancora più vera. È ovvio che ci sono affinità come differenze, ma tendenzialmente ognuno ci mette del proprio, complice la serialità del prodotto televisivo.
A parte il grande amore (la bellissima Giorgia Gianetiempo, alias Rossella), ha trovato amici sul set?
Sì, sono tutti colleghi e amici, ho un rapporto più intenso con le persone con cui lavoro più spesso ma posso dire davvero di andare d’accordo con tutti, ad esempio mi piace molto parlare e confrontarmi con Riccardo Polizzy Carbonelli, con cui non giro quasi mai, ci lega un rapporto di reciproca stima.
Sogno nel cassetto?
Continuare a fare l’attore, perché non è scontato, mi sento piuttosto fortunato a fare il mio mestiere e vorrei andare in pensione facendolo ancora questo!
C’è un argomento sociale che le sta particolarmente a cuore?
Io ne ho affrontati tanti, però mi piacerebbe trattare quello ambientale sotto il profilo sociale; del resto, tutto quello che trattiamo mi piace, perché abbiamo una sorta di responsabilità verso il pubblico. In realtà, forse non viene sempre sottolineato, ma anche sul set la produzione presta massima attenzione ai temi sociali, anzitutto abbiamo cesti per la differenziata ovunque, ognuno di noi ha una borraccia per l’acqua contro lo spreco di plastica, invitiamo spesso sul set persone con disabilità, stampiamo sempre su carta riciclata, insomma siamo molto sociali anche fuori dalle telecamere.