Sabato, 04 Maggio 2024

Undeterred: L’anonimato mi rende libero di parlare alla gente

Undeterred-L’Arte non guarda in faccia a nessuno vuole rappresentare l’arte nella sua essenza: imperterrita, ostinata, presuntuosa, incorruttibile, democratica ed eterna. La vita passa, l’arte no. In realtà anche l’arte passa, ma più lentamente: lei è furba, non si fa coinvolgere né condizionare. Ecco perché le opere rappresentano le icone del passato e del presente private degli occhi. Questo è il senso del progetto, nato in piena pandemia, che sta dietro al nome “Undeterred”: lo street artist di cui (ancora) non conosciamo l’identità.

Giovane, napoletano ed originario dei Quartieri Spagnoli, Undeterred è tra gli artisti più presenti con le sue opere al Centro Storico di Napoli e tra i più gettonati in rete (per informazioni e richieste, si può fare riferimento al suo account Instagram undeterred.art) e ha, tra l’altro, donato il suo “Maradona” alla decima edizione del Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti organizzato dall’associazione Jonathan con il gruppo Gesco.

Perché ha scelto di non svelarsi?

L’anonimato ti rende libero. Sembra una cosa molto banale ma è molto sensata, non hai schieramenti, non hai legami, puoi esprimerti liberamente, senza rotture di scatole.

C’entra qualcosa con il carattere “illegale” della street art?

Sì, è vero, la street art è nata illegalmente e per scrivere sui muri ci vogliono permessi, ma la cosa non mi riguarda. Non è questo ciò che mi ha spinto a lavorare in anonimato. C’è anche da dire che la scena è cambiata, prima se ti vedevano dipingere o attaccare per strada chiamavano la polizia, oggi la street art ha preso potere, sono nati veri e propri tour, percorsi guidati sulle tracce delle opere per strada.

L’anonimato può essere un modo per deresponsabilizzarsi?

Niente affatto, almeno non per me. Al contrario, la parte che mi interessa di più di questo lavoro è il confronto con le persone. Non è un volersi nascondere, del resto la mia firma è ben visibile e io sono rintracciabile sui Social, su cui ho tantissimi riscontri e ho modo di parlare con tanta gente tutti i giorni.

Oggi come vengono percepiti gli street artist?

Nella stragrande maggioranza dei casi, chi ci vede attaccare o dipingere ci ringrazia per le cose belle che facciamo. Le nostre opere fanno diventare strade anonime o abbandonate della città lughi di interesse e l’economia gira grazie al turismo.

Undeterred Lanonimato mi rende libero di parlare alla gente

Come nasce il suo percorso artistico?

Ho seguito studi artistici, è un mondo che mi ha sempre affascinato, propizio è stato il momento di stallo dovuto alla pandemia. Io vengo da lì, da un tempo in cui ho fatto una riflessione: l’arte non guarda in faccia a nessuno, niente la ferma, neanche il Covid. Lei prosegue per la sua via, ha una vita a sé, non vive svalutazione.

Perché si chiama “Undeterred”, tradotto “Imperterrito”?

Il mio è un invito ad ognuno di noi ad essere imperterriti il più possibile, farsi corpo compatto con arte, appunto. Viviamo in un momento molto individualista, invece dovremmo essere comunità.

Perché i suoi personaggi non hanno gli occhi?

In genere, i miei soggetti sono rappresentati da icone del passato e del presente, dal personaggio noto al cartone animato. Levargli gli occhi ha un significato ben preciso: le opere non si fanno influenzare, vanno per la loro strada.

C’è un’opera che meglio la rappresenta?

Tutto ciò che nasce da me è mio, perciò è difficile fare una scelta. Forse le opere che mi sono cucite meglio addosso sono Totò – che è anche la mia immagine su IG - e Sofia. Sono anche le più apprezzate da chi mi segue, per le quali ricevo anche più complimenti. L’apprezzamento più tangibile naturalmente avviene quando le comprano, un atto concreto con cui la gente decide di sposare il mi progetto. Qualcosa che va oltre il significato economico, è una grande soddisfazione.

Dove si trovano le sue opere in città?

Le mie opere si trovano soprattutto ai Quartieri Spagnoli, il posto da cui vengo. Quei Quartieri che in passato erano quasi una trincea, strade di spaccio in cui la gente aveva quasi paura ad entrare, e oggi diventati meta di pellegrinaggio dei turisti, grazie anche al murale di Maradona, ancora di più in seguito alla vittoria dello scudetto. Ma ho lavorato anche al Centro Storico fino a Porta Nolana, per spaziare oltre la città fino alla Costiera. In realtà, il mio scopo principale è arrivare al numero maggiore possibile di persone.

Undeterred Lanonimato mi rende libero di parlare alla gente2

 

Cosa differenzia la street art da altre forme artistiche?

La street art ti permette di usufruire del mondo, che è la più grande galleria a cielo aperto, come vetrina in cui esporre le tue opere: questa è la cosa più bella e potente che si possa realizzare. I messaggi che lasciamo in giro sono così forti perché tutti, in un modo o nell’altro, anche se di sfuggita, sono costretti a guardarli.

A quale modello si ispira?

Non ho dei veri e propri modelli, l’arte è sicuramente piena di passato. Viviamo in un tempo in cui pare che tutto sia già stato raccontato, perciò non ci resta che dirlo con linguaggi diversi. Certo, ammiro Banksy, il precursore di tutto questo, colui che ha creato l’arte da salotto, facendola entrare nei musei.

Lei crede che prima o poi svelerà la sua identità?

Credo che prima o poi succederà, sarà inevitabile, ma per ora mi va bene così, non è il momento. Credo che la gente sia affascinata anche per questa sorta di magia, la ricerca delle persone spesso è mossa dalla curiosità. Anche questo è un tesoro ci ha lasciato Banksy: si tratta di un format oramai utilizzato da cantanti e altri artisti.

Riesce a sostenersi con la sua arte?

Io svolgo anche altre attività, c’è certamente un guadagno da non sottovalutare, che mi aiuta a mandare avanti il mio progetto: grazie al fatto che la gente compra le mie opere, il nome gira. Il progetto è nato nel 2020, durante la pandemia. Ho anche sostenuto dei progetti sociali, devolvendo parte del ricavato agli ospedali. Sono stato molto fortunato, perché sin dall’inizio ho avuto un ottimo riscontro, si sono interessate anche delle gallerie al mio lavoro. Non mi aspettavo di avere tanto successo.

Cosa significa fare street art a Napoli?

Fare tutto questo qui ha un valore enorme, perché Napoli è la mia città; è ovvio che per me gli edifici storici sono intoccabili ma siamo nella città volta al cibo, in cui determinate strade vengono completamente abbandonate, molti palazzi sono decadenti e il Comune, per usare un eufemismo, se ne disinteressa. Quindi, abbellire i muri, vedere gli occhi felici delle persone mentre, accompagnate nei tour di street art, guardano le nostre opere, è una bellissima sensazione.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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