Il Carnevale a Napoli
Il Carnevale a Napoli negli scritti di Goudar, Miranda e Archenholz (autori vari) è un libretto di 82 pagine (euro 12) che Stamperia del Valentino ripropone in occasione del Carnevale.
Secondo gli appunti dello scrittore e giornalista Miranda, datati 1893, delle origini del Carnevale si trovano tracce nell’antico Egitto, dove i cherubs o feste dei buoi, importati dai primi sacerdoti etiopi, erano celebrati nell’equinozio d’autunno con grandissima pompa. “Per una settimana - fino al giorno, cioè, in cui il bue, amorosamente ingrassato, colle corna dorate, il corpo coperto di ricchissime stoffe, circondato da sacerdoti e danzatrici - era affogato nel Nilo, il popolo si abbandonava alla più sfrenata allegria”. Quest’usanza passò in Grecia e prese il nome “baccanale”, essendo stato sostituito al bue egiziano il Dio Bacco che, raffigurato da un uomo, era trionfalmente portato a spasso su un carro tirato da buoi.
Sempre secondo Miranda, di queste feste se ne trovano tracce in Italia a partire dal Quattrocento; ma della loro esistenza, a Napoli, non si ha notizia certa prima della metà del secolo XVI. Giovan Battista del Tufo le descrisse in un suo libro, “Ritratto o modello delle grandezze, delle delizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”. Questo rarissimo libro manoscritto “apparteneva al signor Fabio Albertini, principe di Cimitile, amoroso cultore di storia napoletana e possessore di altri e non meno preziosi manoscritti, i quali, dopo la sua morte, furono dagli eredi venduti e dispersi. Per un miracolo il libro di del Tufo scampò al naufragio, e fu acquistato dalla Biblioteca Nazionale, dove ora si conserva”. A quanto pare, Giovan Battista del Tufo sarebbe il primo storiografo del Carnevale partenopeo: “Con che modo si veggono le donne Napolitane alle finestre mirando i Cavalieri ammascherati giocare in diversi giuochi il Carnevale descrivendo e lodando le maravigliose bellezze”.
Madame Goudar, aspirante favorita di re Ferdinando IV, lascia del suo soggiorno a Napoli una Relation historique des divertissement du Carnaval de Naples, nella quale si legge: “Non vi è più Carnevale in Europa. Durante questi periodi di felicità nessuna nazione gioisce. Si scrive ad Amsterdam, si recita a Venezia, si sbadiglia a Parigi e si dorme a Londra. Solo a Napoli si prova gioia. Il cielo di questa Capitale è uno dei più belli al mondo; vi si respira un’aria sana che ispira gaiezza. (…) L’apertura del Carnevale si è fatta con una superba Opera intitolata Alessandro nelle Indie, antica tragedia della cui vecchiaia non ci si è accorti…”.
In uno scritto datato 1788, l’amico di Madame Goudar, il militare e politologo Archenholz di passaggio a Napoli trovò il tempo di dedicare qualche pagina a questo territorio dedito alle feste: “Il popolo non riuscirebbe a vivere senza ridere col Signor Pulcinella: Questo ruolo è una buffonesca interpretazione di un paesano calabrese, molto spiritoso, che nel suo vernacolo dice le più grandi sconcezze. I Napoletani hanno il merito di aver realizzato il progetto di uno spettacolo talmente gigantesco, che forse mai se ne troverà un secondo di tal genere negli annali del Carnevale”.
La casa editrice
Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico. La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.
Maggiori informazioni: www.stamperiadelvalentino.it