Giovedì, 21 Novembre 2024

L'interpretazione dei sogni

Al teatro Bellini è in scena Stefano Massini con “L’interpretazione dei sogni”, liberamente tratto dal libro omonimo di Sigmund Freud.

Lo psicanalista e filosofo austriaco è quanto mai attuale oggi per cercare di indagare quella sottile linea di confine che separa il mondo reale dal mondo onirico e che apre scenari su quell’universo ancora misterioso che sono i nostri sogni. Un grande occhio gigante che richiama l’occhio orwelliano apre la scena e accompagna l’intera opera dove Massini è deus ex machina, narratore e attore unico, a proporre un monologo struggente e ricco di domande.

A lato, sfocate, simili a un coro greco le presenze in sordina della vita di Freud, e le note di Enrico Fink che accompagnano il gioco di luci e ombre sul palco. Un’unica narrazione che sembra obbedire alle eterne domande “Perché sogniamo?”, “Cosa raccontano i nostri sogni?”, “Quali parti di noi occultate o recise prendono vita di notte, a farsi spazio nostro malgrado?”

Salgono in scena i pazienti del dottor Freud che noi non vediamo ma che ci vengono raccontati, simili a ombre, o simili a suggestioni che prendono vita. Sono fantasmi sul lettino della psicoanalisi, o bocche giganti che parlano attraverso il grande occhio orwelliano che campeggia sulla scena.

C’è chi si rivolge al grande psicoanalista per guarire dalle proprie paure, la paura del sangue, ad esempio, che anima una giovane donna che già sembra vecchia e che teme di morire dissanguata. E Sigmund la invita a riflettere… Siamo sicuri di ricordare davvero ciò che è accaduto nel nostro passato? O il ricordo è solo una narrazione, qualcosa che non abbiamo realmente visto ma che continuiamo a ripeterci nella nostra mente fino a rendere tutto così reale da smarrirci… Cosa ricordiamo? Il reale o l’immaginato?

Freud ci ricorda quell’attitudine naturale e quasi meccanica che ci porta a scappare dal dolore, a non guardare, a voltare le spalle. E tutto ciò che non attraversiamo si fa magma e ombra e infine dolore invalicabile che continua a penetrare nelle nostre vite attraverso una fobia, una paura, un’angoscia imprevista. “Dietro la Prussia c’è la Cina”, dice il padre della psicoanalisi e bisogna andare a stanarla la Cina, portarla alla luce per guarire dalle proprie fobie.

Ma cosa svelano i nostri sogni oltre le paure? A volte quella vergogna sepolta, quel flebile anelito esistenziale soffocato dalle dure leggi dell’adattamento sociale… Quale prezzo paghiamo sull’altare della civiltà? A quale impulso vitale essenziale rinunciamo per vivere?

C’è il grande chirurgo che non sbaglia mai e che è una vittima di quell’infallibilità che è diventata la sua prigione e sul lettino della psicoanalisi racconta il sogno in cui si permette di sbagliare e finalmente sbaglia tutto, senza timore.O ancora c’è la donna dalla bocca gigante che parla nell’occhio orwelliano e che ha paura del buio o della morte che poi sono la stessa cosa. Muore ogni tre giorni e lei non vuole morire, così chiede aiuto per liberarsi da quel dolore senza nome e senza traccia.

Sulla scena le ombre degli uomini, i loro sogni, l’Inconfessabile che non vede mai la luce, ma che prende nonostante tutto potere nelle nostre vite e diventa l’Artefice invisibile, il creatore di quel dramma sottile e inspiegabile chiamato sogno.

È lì che si riversa il segreto, l’impossibile messo sotto al tappeto, che chiede di vedere la luce anche se è dolente, anche se fa parte di ciò di cui ci siamo profondamente vergognati, anche se è l’ombra del vivere rimossa e cancellata…

Dottor Freud aiutaci a far vivere anche la notte, il demone soffocato, il buio, tutto ciò che non è bello, tutto ciò che non è decoroso, tutto ciò che è eretico, criticato, giudicato e messo al bando. Aiutaci a dare luce alla nostra completezza, per diventare realmente vivi e non vivi a metà.

La scena si conclude con una frase struggente, dove il sogno “grido di un animale e al tempo stesso voce di un bambino” prende spazio e sembra parlare a sua volta da quell’occhio gigante che è diventato luce implacabile. Parla a ogni uomo che lo attraversa inerme, curioso e attonito, e attraverso il sogno parlano i traumi, le parti cancellate, il rimosso, lo spettrale… Quando stai per voltarti indietro, per andartene, per voltare le spalle, per chiudere gli occhi… “Non te ne andare, guardami!

Non te ne andare, guardami” grida quella voce.

Abbi il coraggio di svelare… di svelarti.

Di sapere di che pasta sei fatto.

E quella voce è la voce dello stesso Freud che attraversa il tempo, che porta il suo messaggio di liberazione alla psiche. Esiste un modo per togliersi di dosso quelle catene pesanti che soffocano e ingabbiano l’anima.

Guardami. Guardati dentro.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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