Miseria e nobiltà versione 3.0
È più povero che sciupafemmine, tenero e comico al tempo stesso, il Felice Sciosciammocca che Massimo De Matteo porta in scena all’Augusteo di Napoli (c’è tempo fino a domenica 1 dicembre per vederlo), facendo ridere e anche un po’ riflettere. Il tributo alla tradizione che, da Scarpetta fino a Eduardo, passando per il grande Totò, ha visto “Miseria e Nobiltà” intoccabile nell’empireo dei classici partenopei, nella messinscena firmata da Luciano Melchionna e Lello Arena ci sta il giusto. Quella che il teatro (e la produzione) di Peppe e Roberta Caccavale propongono al pubblico è una piéce aggiornata ai vizi dell’oggi, primo fra tutti il difetto della parola.
Ci insiste lo scrivano Sciosciammocca, che passa del tempo fuori alle scuole (e non solo, come nella commedia originale, nei pressi del teatro di San Carlo) per fare appassionare al bello scrivere anche i ragazzi: una lotta contro il qualunquismo amoroso ai tempi dei social. Sulle parole incespica Concetta (Chiara Baffi) puntualmente corretta da Pupella (Irene Grasso), il marchesino (Raffaele Ausiello) ripete come un mantra la locuzione “Bellezza mia” per chiamare tutti, Ingrid Sansone che è una Luisella incazzata e irascibile, non spiaccica una parola d’italiano. Ma l’ompronta di Melchionna si sente anche per la rilettura in chiave simil transgender del nobiluomo innamorato della bellissima Gemma (Marika De Chiara).
Poi molto è riletto in chiave moderna, complici anche i colorati costumi di Milla e le musiche di Stag, oltre all’ideazione scenica di Roberto Crea: dalla ricchezza che letteralmente schiaccia la povertà, tanto che sul palco i poveri si muovono carponi, vivono come topi nelle tane, fino alla scena degli spaghetti che cadono dall’alto, elargiti come una sorta di “beneficenza a pioggia” da chi, con un piatto di pasta, pensa di comprare l’amore. E infine Peppiniello (Alessandro Freschi), adulto-bambino, costretto a lavorare suo malgrado.
Massimo De Matteo si conferma attore poliedrico e brillante, la sua è, al solito, un’interpretazione all’altezza delle aspettative, e la commedia non stanca, non stona mai, fa ridere e pensare. Com’è giusto che sia.