Giovedì, 21 Novembre 2024

Come 4 anni fa?

Si narra che quattro anni fa in un albergo di Firenze perdemmo lo scudetto, mentre in tv davano Juventus-Inter. Sono andata a controllare perché mi sembrava molto più lontano nel tempo, mi sembrava passato un secolo da quel Napoli. Eppure l’abbiamo detto che questo Napoli lo ricorda.

Era il Napoli di Sarri, bellissimo, una goduria per gli occhi: non vincemmo nulla, ma ancora ci brillano gli occhi per quelle stagioni spettacolari. Ora, al Maradona contro la Fiorentina non so se abbiamo perso lo scudetto: forse sì, forse no, credo non sia questa la considerazione da fare: se non abbiamo perso lo scudetto di certo non abbiamo fatto niente per meritarlo. Ecco la differenza, credo, fra queste due squadre: quella ci credeva, questa non ci ha creduto mai. Ci abbiamo creduto noi, forse, ma loro secondo me mai.

In casa, davanti a uno stadio pieno, con la possibilità di staccare Milan e Inter dovevamo vincere. Non c’erano altre possibilità. Poi si può sbagliare, si può perdere, si possono prendere cinquanta gol, non fa niente: ma chi sta prendendo il vento allo stadio, o chi sta sul divano, o la sta ascoltando alla radio perché sta lavorando non può assistere a una cosa del genere. È una questione di dignità.

Giocatori che non ci sono: chi ha ascoltato la partita alla radio non credo che abbia sentito il nome di Zielinski, tanto da dubitare che fosse in campo, e anche noi che l’abbiamo vista l’abbiamo solo scorto passeggiare infruttuoso a centro campo.

Il povero Osimehn frigge con l’acqua: non essendoci una costruzione a centrocampo ogni tanto prova a prendersi un pallone, ma certo non può fare tutto lui. Tant’è vero che quando gli arriva qualcosa di decente una volta fa un assist e una volta segna. E a proposito, l’unico che ci crede veramente oltre a Viktor è il neo papà Mertens, che come sempre quando entra cambia la faccia della partita. Evidentemente il piccolo Ciro Romeo la notte lo fa ancora dormire, perché Mertens è il migliore in assoluto: per lucidità, per impegno, per tutto. Il fatto che ancora si discuta del rinnovo io lo trovo senza mezzi termini scandaloso. Indecente. È già scandaloso che non sia il capitano, secondo me, ma questa è un’opinione veramente personale. Ma che un uomo profondamente attaccato alla maglia e alla città al punto da chiamare il figlio Ciro – dai, Ciro, l’ha fatto davvero – e quindi un uomo che è anche un’immagine, un simbolo (e sappiamo quanto importanti siano gli uomini simbolo nel mondo del calcio, a un uomo simbolo abbiamo intitolato uno stadio, per dire. I simboli legano, aumentano la tifoseria, e se la tifoseria aumenta aumentano anche gli introiti, papà Aurelio, non penso di dovertelo spiegare io, no?), dicevo un uomo e un calciatore così dovrebbe avere il contratto a vita anche se si limitasse a passeggiare a bordo campo e urlare Oh, addo vaje? quando Mario Rui fa una stronzata. Il che avviene sovente. Mi auguro, quindi, che il rinnovo arrivi presto.

Detto questo, io veramente non lo so questo Napoli che capa tiene. Ha paura di vincere? E non ha più paura di fare le figure di merda non provandoci nemmeno?

Serena Venditto
Author: Serena Venditto
È nata a Napoli il primo agosto 1980, per festeggiare il compleanno della squadra. Archeologa e scrittrice, è autrice di una serie giallo-umoristica con protagonisti il gatto detective Mycroft e un gruppo di amici impiccioni, di cui l’ultimo è l’ebook gratuito “Malù si annoia. Quarantena in giallo per quattro coinquilini e un gatto”. Cura per Napoliclick la rubrica #Barsport

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