Arena, perché?
di Sergio D’Angelo
Arena sì, arena no, ma io mi chiedo “arena perché?”. Mi riferisco all’ennesima polemica che imperversa in città fra chi sostiene che la struttura montata alla Rotonda Diaz per il torneo internazionale di tennis deve diventare permanente, e chi pensa invece che è un pugno in un occhio sul piano architettonico-paesaggistico e quindi da smontare al termine della manifestazione. Quale che sia la mia posizione, credo che la risposta vada cercata oltre la classica polarizzazione da derby cittadino che troppo spesso appassiona noi napoletani.
Le risposte si trovano facendosi domande. In questo caso: permanente per farci cosa? Eventi sportivi? Bene, quali e di che spessore? Eventi musicali? Siamo sicuri che una struttura completamente in tubolari sia acusticamente adatta? Il cinema all’aperto come ipotizza l’assessora al Turismo Teresa Armato? E cosa accadrebbe nei mesi invernali, con un’arena all’aperto senza nessuna copertura per gli spalti? È realistico immaginare un utilizzo in presenza di vento, pioggia, mare mosso ed eventuali mareggiate, nei mesi che vanno da novembre o dicembre a marzo? A me francamente sembra di no.
Si parlerebbe quindi di una struttura funzionante per alcuni mesi all’anno che andrebbe custodita, preservata dalle intemperie e sottoposta a manutenzione costante in quelli restanti. Da qui la seconda domanda: è ragionevole pensare che nella stessa città in cui la splendida villa comunale resta in uno stato di semiabbandono, trovando proprio nella manutenzione quotidiana la sua criticità più evidente, e un lungomare unico al mondo resta privo di ogni infrastruttura che lo renda più fruibile a partire dalle panchine, si riesca a garantire una cura senza precedenti all’arena del tennis? Permettetemi di dubitarne.
Insomma, a me più che un dibattito vero sembra la solita boutade di una città che vive sospesa in un eterno presente, che non riesce a migliorare il trasporto pubblico, prigioniera del traffico e di una raccolta dei rifiuti insufficiente, e forse proprio per questo si appassiona a discussioni che quasi sempre non approdano da nessuna parte. Godiamoci quindi il torneo che si annuncia avvincente grazie alla partecipazione di tennisti importanti, smontiamo l’arena e dedichiamoci alle vere priorità dei napoletani. La città ce ne sarebbe grata. E sarebbe pure ora.