Domenica, 24 Novembre 2024

Autonomia differenziata, un disastro per il Sud

La Campania fa parte delle 50 regioni europee più povere. Naturalmente, in buona compagnia di altre regioni meridionali come Puglia, Calabria e Sicilia, come è tipico di questo tipo di classifiche. Oltre venti anni di fondi europei per la coesione non solo non ci hanno permesso di recuperare posizioni, ma ne abbiamo perse 36 perché allora eravamo al 165esimo posto.

Fin qui niente di sorprendente nei dati diffusi dall’Istat. Già qualche giorno fa avevamo appreso dal report del ministero dell’Economia e Finanza che Napoli è fra le metropoli italiane quella con il reddito pro capite più basso. Per fare un esempio facilmente comprensibile, il quartiere più povero di Milano, Quarto Oggiaro, supera Avvocata e Stella San Carlo Arena, tallonando molto da vicino un’area abitata dal ceto medio come Fuorigrotta. Anche i ricchi piangono, perché i redditi più alti della città - concentrati come sempre a Chiaia, Posillipo e Vomero e in subordine all’Arenella - sono considerevolmente inferiori a quelli delle altre tre metropoli italiane.

Sono dati che in realtà non risultano nuovi a chi mi segue perché li riprendo a ogni aggiornamento, con la triste constatazione che la situazione non cambia e che anzi il divario diventa più grande, nonostante l’Italia perde posizioni complessivamente. Il nostro Paese aveva nel 2000 ben 10 aree fra le 50 più ricche. Oggi, ne restano appena 4, le province autonome di Trento e Bolzano, la provincia di Milano e la Val d’Aosta. Praticamente, quattro territori che rappresentano per motivi diversi un’eccezione piuttosto che la regola nel contesto nazionale.

La Lega che ha ideato l’autonomia differenziata, invece di riflettere sulla dinamica di questi dati nel suo complesso e considerare l’arretramento italiano come il frutto delle profonde differenze territoriali, propone quindi una cura che è la causa stessa del male. Sottraiamo altre risorse al Sud, si saranno detti, in modo da aumentare la competitività e la ricchezza al Nord. Mi sembra quasi di vederli, Calderoli e gli altri strateghi padani, seduti intorno a un tavolo a cercare soluzioni.

Peccato che questa ricetta avrebbe il solo effetto di far arretrare e impoverire complessivamente il Paese, che è diventato di fatto una sorta di Mezzogiorno d’Europa, nel quale nessuna regione ha un tasso di crescita almeno pari a quello della media europea, superato in termini di ricchezza e benessere persino da alcune aree urbane dell’Europa orientale che due decadi fa erano il fanalino di coda del continente.

Se l’autonomia differenziata passa, sarà certamente un disastro per il Sud, ma non ci sarà niente di cui rallegrarsi nemmeno nelle regioni settentrionali. È semplicemente un’idea folle nata per raccattare qualche voto che non serve al Paese e che perciò dobbiamo provare a fermare. Tanto al Sud, che al nord.

Sergio D'Angelo
Author: Sergio D'Angelo
Napoletano, tra i massimi esperti di politiche sociali, terzo settore e finanza etica in Italia. A lui si devono numerose battaglie per il lavoro, l’istruzione, le pari opportunità, la sanità, il welfare. Fondatore e presidente del gruppo di imprese sociali Gesco, è stato assessore comunale al welfare e commissario straordinario dell’ABC, azienda speciale per la gestione dell’acqua pubblica del Comune di Napoli. Nell’ottobre 2021 è stato eletto in consiglio comunale come capolista di Napoli Solidale. È giornalista pubblicista e opinionista del Corriere del Mezzogiorno.

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