Giuseppe e Rosario: facciamoli restare a Napoli
Giuseppe che si diploma a 16 anni, affrontando insieme il quarto anno e quinto anno del liceo scientifico e la maturità al Tilgher di Ercolano, grazie alla cosiddetta “abbreviazione per merito”. Rosario che si diploma due mesi prima di compiere 17 anni al Da Procida di Salerno, scegliendo il percorso di Sperimentazione Quadriennale che condensa in quattro anni più intensi il programma dello stesso liceo scientifico.
Giuseppe e Rosario portano a casa entrambi un 100 con Lode che spero sia solo l’inizio di un brillante percorso di studi e della loro realizzazione personale. Ragazzi che auspico siano messi nella condizione di restare qui a darci una mano a cambiare le cose, invece di andarsene ad arricchire il capitale umano di altre regioni o nazioni straniere.
Sono storie che mi fanno davvero piacere, in un contesto come il nostro perennemente segnato invece da record negativi. Non perché io tessa l’elogio di una mentalità competitiva fine a sé stessa, ma piuttosto per il fatto che ci rivelano una realtà in cui tutti gli elementi si incastrano perfettamente al loro posto.
C’è l’intelligenza personale, ma ci sono anche la famiglia e la scuola. Nelle interviste che hanno rilasciato alla stampa, non stupisce infatti solo la proprietà di linguaggio, la maturità e la profondità delle opinioni, ma anche il contributo non affatto scontato di questi tempi della guida genitoriale e della capacità dell’istituzione scolastica di assecondare il talento di questi ragazzi.
Storie come questa dovrebbero essere la norma. Se non nell’eccellenza, almeno nelle possibilità. È per questo che continuo a ritenere una sconfitta collettiva ogni ragazzo che smette di andare a scuola, ma anche ogni ragazzo che fa il suo dovere fino in fondo e non gli permettiamo di restare.