Il Poggio: la solidarietà e la lezione delle bollette salate
La solidarietà ricevuta dal Poggio dopo aver annunciato pubblicamente il rischio chiusura per il caro energia è stata enorme. Ci avete scritto, chiamato, contatto in tantissimi, offrendoci anche una mano economicamente. Voglio davvero ringraziarvi tutti perché la vostra vicinanza testimonia la bontà del nostro progetto, ma non è di una raccolta fondi che stiamo parlando. La questione va risolta in maniera strutturale perché non si potrebbe certo andare avanti a colpi di solidarietà, che resta un bene troppo prezioso perché lo si inflazioni.
Dopo aver reso noto l’importo della bolletta di luglio, che ammonta a oltre 21mila euro e segue quella di 17mila euro del mese precedente, siamo stati contatti da diversi gestori che ci hanno fatto delle offerte. Con nostro grande stupore anche l’Enel, il nostro gestore attuale, ci ha offerto una tariffa compresa fra 0,13 e 0,14 euro per Kilowattora, a fronte degli 0,50 euro che hanno determinato le bollette in questione.
La domanda sorge spontanea: se lo stesso gestore ci offre una tariffa pari a meno di un terzo di quella attuale, mantenendo comunque dei margini di profitto, quanto gli costa un Kilowattora? Cosa determina una differenza così grande col prezzo per noi consumatori? E perché questa tariffa ci viene proposta solo dopo aver seriamente messo a rischio la nostra attività?
C’è qualcosa di profondamente ingiusto e sbagliato in questo meccanismo. La guerra in Ucraina è stata sicuramente la causa scatenante dell’aumento delle bollette, ma con ogni evidenza anche il pretesto per una speculazione indecente che sta mettendo alle corde famiglie e aziende italiane su un bene essenziale come l’energia elettrica. E non oso pensare cosa accadrà quando fra qualche mese anche tutti gli utenti privati dovranno passare al cosiddetto libero mercato. Un dispositivo che non si contrasta neanche con la tassazione degli extraprofitti, che avviene (se avviene) quando può essere troppi tardi, ma intervenendo sui processi quando si determinano.
È una lezione che dovremmo tenere in mente ogni volta che ci propongono la privatizzazione di un bene pubblico, perché al di là delle chiacchiere interessate questa significa sempre tariffe più alte, servizi peggiori e più sfruttamento per i lavoratori. Ce lo insegnano le bollette di questi ultimi mesi.