Salario minimo: da Napoli un segnale al Sud, un segnale all’Italia
Le imprese che si vedono affidare lavori, forniture e servizi dal Comune di Napoli e dalle sue partecipate non potranno pagare i lavoratori meno di 9 euro l’ora. Non si potrà scendere sotto questa soglia nemmeno in presenza di contratti di categoria che riconoscono un importo minore.
Sono soddisfatto per l’esito positivo di una vicenda partita da un mio ordine del giorno approvato poi all’unanimità nello scorso novembre, che oggi diventa un impegno formale e vincolante da parte dell’ente. Soddisfazione ma nessun trionfalismo. Resta moltissimo da fare per lavoro e salari in un paese come l’Italia dove gli stipendi reali restano fra i più bassi dell’occidente. A maggior ragione qui al Sud che dell’Italia è il fanalino di coda.
Però è un fatto concreto, non un provvedimento simbolico pur importante di questi tempi, quindi più rilevante per quei lavoratori a cui arriverà una busta paga più pesante. Con un governo come quello Meloni completamente sordo all’impoverimento progressivo di milioni di lavoratori, è importante che i Comuni facciano la loro parte. E sono particolarmente orgoglioso che il Comune di Napoli sia capofila di quella nutrita pattuglia che smuove le acque dal basso per garantire un salario almeno dignitoso a chi lavora con gli enti pubblici.
Il resto lo deve fare la politica nazionale. Le opposizioni devono continuare a incalzare l’esecutivo con iniziative unitarie in grado di parlare al paese sul terreno dei bisogni concreti. Non si può essere poveri se si lavora. Noi abbiamo fatto un piccolo grande passo che speriamo veda sempre più Comuni porsi al nostro fianco. A quel punto diventerà difficile opporsi perfino a questa destra che non si smuove dalle sue posizioni classiste nemmeno di fronte a un’oggettiva e inarrestabile crescita dei prezzi. Da Napoli un segnale al Sud, un segnale all’Italia.