Familie Flöz: quando la festa è un conflitto di classe
Un astronauta chiede in sposa una donna-angelo, e lei dice di sì. Ma all’improvviso, in un’atmosfera sospesa nel sogno, appare una donna: i capelli sporchi, le scarpe rotte, il viso tirato, addosso solo stracci. Ecco: per ogni momento di festa ce n’è sempre uno di dolore, del quale non teniamo conto.
È un’allegoria moderna delle diseguaglianze sociali Feste l’ultima performance della Familie Flöz, in scena al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 30 aprile 2023.
Gli attori/mimi, indossando le maschere di cartapesta tipiche della compagnia berlinese create da Hajo Schüler, si scambiano i ruoli in quello che è uno spettacolo di grande impatto emotivo, dove l’assenza di parole è sopperita dalla gestualità marcata dei personaggi, ognuno calato in scene singole nel più generale contesto della “festa” (di matrimonio) e della sua organizzazione.
Ci sono così, in un’ora e mezzo di spettacolo, in scena diversi tipi umani che rappresentano, in qualche modo, anche i conflitti di classe e i drammi della contemporaneità.
Nell’androne del palazzo dove si sta organizzando la festa, il portiere affetto da un evidente principio di demenza senile è alle prese con una signora delle pulizie dall’animo sensibile, entrambi esempi di una umanità semplice e trascurata: gli anziani, a volte invisibili, a maggior ragione quando siedono un gradino più in basso nella scala sociale.
Poi c’è la middle class: il maestro di cerimonie che non riesce nemmeno a togliere un po’ di cacca dal vestito e finisce per sporcarlo tutto e a doversi vestire con un completo femminile, quasi a dire – sarcasticamente – che della merda non ci si libera così facilmente, semmai ci si finisce dentro.
E ancora: la segretaria in minigonna e capelli ribelli, il papà della sposa che sembra un boss della malavita, i camerieri che scappano fuori a fumare, lo sposo che si ubriaca e finisce nella spazzatura.
Ma, sopra tutte, spiccano le figure femminili opposte e complementari della sposina-angelo e della homeless incinta: l’una talmente colpita dall’altra che a un certo punto non vorrebbe più sposarsi, l’altra dolce e sensibile nella sua fragilità, con poteri quasi taumaturgici e un tocco di magia verso un mondo che l’ha respinta e alla fine non la merita.
C’è molta pietas in questo spettacolo, sempre in bilico tra sorriso e pianto, dove l’ingresso dello straniero, del diverso, rompe gli equilibri e provoca scompiglio nelle rigide gerarchie sociali. Nel mondo mimico e silenzioso dei Familie Flöz (straordinari Andres Angulo, Johannes Stubenvoll e Thomas van Ouwerkerk) dolce e coinvolgente la musica dal vivo con pianoforte (Maraike Brüning) e violoncello (Majella Münz) sul palco e concertino di bicchieri finale.
Chi sono i Familie Flöz
Familie Flöz fa teatro servendosi di mezzi che vengono “prima” del linguaggio parlato. Ogni conflitto si manifesta prima di tutto nel corpo. Il conflitto corporeo è l’origine di ogni situazione drammatica. Tutte le pièce teatrali hanno origine da un processo creativo-collettivo, nel quale tutti gli interpreti fungono anche da autori di figure e di situazioni. Nel corso di svariate improvvisazioni, il gruppo individua un tema, raccoglie materiale drammatico e ne discute ancora molto a lungo, prima di mettere in gioco le maschere. Similmente a un testo, una maschera porta con sé non solo una forma, ma anche un contenuto. Il processo di sviluppo di una maschera, che va dalla sperimentazione sul palco, fino alla simbiosi attore/ maschera è determinante per il risultato. Il paradosso fondamentale della maschera, cioè il fatto di celare un viso animato dietro una forma statica e con essa di creare figure viventi, costituisce per l’attore una vera e propria sfida da raccogliere. E non solo per lui. La maschera prende vita innanzitutto nell’immaginazione dello spettatore, il quale in questo modo ne diventa, in una certa misura, anche il creatore. Ricettivi anche verso le reazioni degli spettatori, con uno sguardo critico sempre rivolto al proprio lavoro, tutte le produzioni Flöz vengono spesso modificate nel corso del tempo, sviluppando così la loro pienezza e intensità.
Teatro Bellini
www.teatrobellini.it
Feste
Un’opera di Andres Angulo, Björn Leese, Hajo Schüler, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk, Michael Vogel
con Andres Angulo, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk
regia Michael Vogel
aiuto regia Bjoern Leese
maschere Hajo Schüler
set Felix Nolze, Rotes Pferd
costumi Mascha Schubert
sound design Dirk Schröder
musica Maraike Brüning, Benjamin Reber
canzone “Hold on” Marlena Käthe
disegno luci Reinhard Hubert
video-art Maraike Brüning
direttore di produzione Gianni Bettucci
assistenti di produzione Dorén Grafendorf, Carolin Hartwich
produzione Familie Flöz
in coproduzione con Theaterhaus Stuttgart, Theater Duisburg, Theater Lessing Wolfenbüttel
e il supporto del Hauptkulturfonds
Orari spettacoli: feriali h. 20:45, mercoledì h. 17:30, sabato h. 19:00, domenica h. 18:00