Arriva a Napoli LGNetEA, il progetto pilota per l’inclusione d’emergenza
Il Comune di Napoli aderisce al progetto “LGNetEA – Rete dei Comuni per una rapida risposta e servizi per l’inclusione d’emergenza in aree urbane svantaggiate” per affrontare e risolvere i fenomeni emergenziali originati dalla presenza di migranti non integrati dl punto di vista abitativo, lavorativo e sociale.
Co-finanziano il progetto l’Unione Europea, il Ministero dell’Interno (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione) e ANCI (sistema dei Comuni italiani), Cittalia e ANCIComunicare, uniti per ridefinire un modello innovativo che valorizzi la centralità del welfare e favorisca una rete di sistemi su scala nazionale e locale.
Saranno tre gli ambiti di azione del progetto:
- Reperimento e predisposizione di abitazioni o dimore temporanee.
- Attuazione di interventi psico-socio-legali.
- Realizzazione di progetti di impegno civico (civic engagement).
Il Comune di Napoli ha concentrato il progetto LGNetEA sull’attivazione di Unità mobili di strada per intercettare e prendere in carico le persone migranti in difficoltà e senza fissa dimora presenti sul territorio, e sportelli “One Stop Shop” con servizi per l’orientamento e l’integrazione dei migranti.
Il progetto LGNetEA, che coinvolge 16 comuni italiani, Bologna, Bolzano, Caserta, Firenze, Genova, Latina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Roma, Sassari, Taranto, Torino, Trieste insieme ad ANCI Liguria, Azienda Servizi Sociali di Bolzano e Azienda Comunale per la Tutela Ambientale di Potenza, è co-finanziato dall’Unione Europea con la linea di finanziamento delle Misure Emergenziali del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), direttamente gestita dalla Commissione Europea con l’obiettivo specifico di prendersi cura delle persone per prendersi cura delle città.
Afferma Silvia Carpentieri del Servizio Politiche di integrazione e nuove cittadinanze del Comune di Napoli: «Il progetto è partito con grande difficoltà in città perché abbiamo avuto una serie di problemi prevalentemente interni relativi alla mancanza di personale e a periodi di alternanza di dirigenti, però siamo riusciti a tenere duro, anche grazie alla forte struttura che c’è dietro al progetto, perché è un partenariato di molti Comuni, un’assistenza tecnica molto presente, molto frequente e molto ravvicinata. Quindi alla fine siamo riusciti a far partire le attività con grande soddisfazione, e la progettualità è partita da una constatazione abbastanza ovvia per tutti i Comuni italiani, cioè che la presenza di persone in strada è mutata negli anni, sono sempre più persone migranti e molto giovani, il che vuol dire che le esigenze sono cambiate e necessitano di risposte più adeguate. Avevamo quindi bisogno di attività che andassero incontro alle persone, che non sono i senza dimora classici che conoscono i servizi, che si muovono anche con una certa disinvoltura fra i servizi della città, ma sono persone che arrivano molto disorientate e spesso hanno anche un livello culturale più alto del nostro target specifico, per cui hanno dei bisogni completamente diversi».