Raccogliere fondi per dare una mano alle famiglie della Vela Celeste a Scampia dove il crollo di un ballatoio ha provocato la morte di due persone e diversi feriti, tra loro molti bambini, alcuni dei quali in condizioni gravi.
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Sei scuole, sette tra associazioni e altri enti hanno dato disponibilità ad accogliere gli abitanti della Vela Celeste di Scampia dopo il crollo del ballatoio. Appena sarà messa in sicurezza l'area interessata dal cedimento, si procederà con i rientri per le abitazioni agibili. Lo rende noto il Comune di Napoli che, già nella giornata di ieri, aveva trasmesso in diretta social l’intervento del sindaco Gaetano Manfredi sul luogo della tragedia.
Viene confermato e rilanciato il protocollo di intesa tra la Fondazione Premio Napoli e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania voluto da Ettore Acerra, direttore dell’U.S.R. Campania, e Maurizio de Giovanni, presidente di “Campania legge – Fondazione Premio Napoli”. L’accordo, dal titolo “Chi legge… cresce”, riguarda una serie di azioni integrate in materia di contrasto alla povertà educativa tramite la diffusione della promozione della lettura nelle scuole.
“Occorre una legge nazionale che finalmente riconosca diritti, tutele e risorse per circa otto milioni e mezzo di persone, perché ad oggi c’è una situazione molto frammentata con alcune Regioni che hanno emanato normative non sempre omogenee” questo quanto asserito dal Garante regionale delle persone con disabilità, l’avvocato Paolo Colombo. Da un'indagine svolta da Cittadinanzattiva lo scorso anno emerge, ad esempio, che oltre la metà dei caregiver è stata costretta ad abbandonare gli studi o ridurre l'orario di lavoro: una conseguenza quasi scontata se si pensa che più di due su tre (34,7%) dedicano alla cura del familiare oltre 20 ore a settimana.
Nel quartiere di Fuorigrotta spunta a sorpresa un murale, in terzo a Napoli, dedicato a Mario Paciolla, il cooperante Onu morto in Colombia quattro anni fa in circostanze ancora da chiarire. La città si stringe in ogni angolo intorno alla famiglia Paciolla per chiedere verità e giustizia per il giovane “costruttore di pace” e giornalista napoletano.
La vicenda di Mario Paciolla
Il 15 luglio 2024 sono trascorsi quattro anni dalla morte di Mario Paciolla, il cooperante napoletano delle Nazioni Unite trovato morto – impiccato con un lenzuolo – nella sua casa a San Vicente del Caguán, in Colombia, dove si trovava da circa due anni come osservatore per la verifica del corretto svolgimento degli accordi di pace tra il Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Mario Paciolla sta per tornare in Italia, quando il suo corpo viene trovato senza vita in Colombia il 15 luglio 2020 mentre lavorava come osservatore Onu dell’accordo tra governo colombiano e Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Aveva 33 anni e ancora tanti progetti, perché la vita gli esplodeva dentro, come ricordano oggi tanti amici. Quel tragico giorno sarebbe dovuto tornare a Napoli, dalla sua famiglia, attraverso un volo umanitario. Invece, quella mattina fu ritrovato impiccato con un lenzuolo nel suo appartamento di San Vicente del Caguán.
La sua morte fu subito classificata dalle autorità colombiane come suicidio. Se i risultati dell’autopsia in un primo tempo vengono secretati, un’inchiesta della giornalista colombiana Claudia Duque (pubblicata nel 2022 dal giornale «El Espectador») rende pubblici alcuni dettagli dell’esame autoptico, da cui emerge che Mario sarebbe morto per strangolamento e, solo successivamente, il suo corpo sarebbe stato sospeso e impiccato a un lenzuolo, nella posizione in cui è stato ritrovato.
La scena del crimine fu ripulita con la candeggina e alcuni oggetti, che avrebbero avuto un ruolo chiave nelle indagini, sono stati buttati in discarica. L’operazione fu condotta da funzionari dell’Onu e agenti di polizia, contro cui la famiglia di Mario ha poi sporto denuncia», spiegano le avvocate dei Paciolla, Emanuela Motta e Alessandra Ballerini.
A seguito di una mobilitazione generale, le autorità colombiane iniziano le indagini sui quattro poliziotti accusati di aver consentito ai funzionari delle Nazioni Unite di prelevare oggetti personali della vittima. Anche la Procura di Roma apre un fascicolo per chiarire la causa della morte del giovane napoletano, ma il 19 ottobre 2022 chiede l’archiviazione del caso, confermando, di fatto, l'ipotesi del suicidio, dopo soltanto due anni di complesse indagini internazionali (nel luglio dello stesso anno anche il governo colombiano lo aveva archiviato).
Lo scorso 14 giugno i pm della Procura di Roma hanno chiesto, per la seconda volta, l’archiviazione del caso come suicidio.