Sabato, 04 Gennaio 2025

Che fine ha fatto il fondo di contrasto della povertà educativa? Lettera aperta della cooperativa Irene ‘95

«Apprendiamo, sconcertati e oltremodo delusi, dalla stampa e dai social, che con la recente legge finanziaria il governo ha deciso di non rifinanziare il fondo dedicato al contrasto della povertà educativa».

Si apre così la lettera aperta firmata da Fedele Salvatore, responsabile del progetto Respiro - Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani speciali - e presidente della cooperativa sociale Irene '95, indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone.

In particolare, la lettera contesta la decisione del governo di non rifinanziare, con la recente legge di bilancio, il fondo dedicato al contrasto della povertà educativa che negli ultimi anni ha permesso, tra le altre cose, di poter lavorare attraverso il progetto Respiro per far uscire dall'invisibilità i cosiddetti “orfani speciali”, i figli delle vittime di femminicidio e crimini domestici.

«Quando un governo sceglie di tagliare i fondi destinati a contrastare la povertà educativa – continua - non sta semplicemente rinunciando a una misura economica: sta rinnegando un principio fondamentale di giustizia e di cura collettiva. Vi sarete confrontati su questa decisione così importante? Avrete soppesato le gravissime conseguenze di questa scelta? Con chi di noi, impegnati quotidianamente su questo “fronte”, ne avete parlato? O tutto è stato deciso asetticamente (e colpevolmente!) come uno dei tanti “tagli e cuci” alla ricerca degli equilibri di bilancio?

In questi otto anni del fondo, gestito dall’Impresa sociale Con i Bambini, “lo Stato” è stato presente nelle frontiere più impervie del disagio minorile; negli angoli più remoti delle comunità locali; nella costruzione di possibili percorsi di emancipazione dei singoli e delle comunità locali. Senza elemosine “a pioggia”, con progettazioni rigorose e altrettanto rigorose “valutazioni d’impatto”, puntando all’infrastrutturazione sociale e relazionale delle comunità locali, spesso ripiegate su particolarismi e autoreferenzialità. E lo ha fatto dando vita a esperienze di grande innovazione educativa e di cura, valorizzando il meglio della società civile che costituisce l’essenza dello Stato, dando vita a una rete nazionale di impegno socio-educativo per il contrasto di quella povertà (educativa ed economica) della quale abbiamo dati sempre più allarmanti.

Nel nostro piccolo, questo fondo ci ha dato la possibilità di aprire uno squarcio di luce sugli “orfani speciali” (orfani due volte dei femminicidi). Gli orfani, da sempre “effetti collaterali” dei femminicidi, cominciano ad essere considerati delle persone titolari di diritti propri, non solo di pietosa carità. Come dice sempre un orfano “storico”, «lo Stato comincia ad esserci per gli orfani». Grazie alla nostra presenza, orfani e loro familiari non sentono la solitudine e l’abbandono che per anni ha caratterizzato la loro vita; stiamo provando a trasformare tutto questo, proprio nell’interlocuzione con le Istituzioni nazionali e locali, in procedure e modelli d’intervento stabili e duratori, perché nessun bimbo orfano sia più “abbandonato”.

Che ne sarà di tutto questo impegno? Come si potrà portare a compimento questo processo per cui “lo Stato” ci sarà sempre, immediatamente, per gli orfani? Quale significato assume oggi la scelta di “annullare” il fondo per il contrasto alla povertà educativa? Sottrarre risorse all'educazione significa negare il valore stesso della comunità. Significa abdicare a quel senso di responsabilità collettiva che riconosce nei bambini e nei giovani il seme del futuro. Questo taglio non solo annulla i risultati raggiunti negli anni grazie a quel fondo – risultati che hanno trasformato vite, contesti e prospettive – ma priva intere comunità della possibilità di costruire una cultura della solidarietà, del dialogo e della partecipazione. Non possiamo accettare scelte politiche che non riconoscono i diritti fondamentali della giustizia, dell'equità e della solidarietà. Non assisteremo impotenti e con le mani in mano a quest’ennesimo scempio ai danni dei ragazzi più deboli. Siamo pronti a mobilitarci ancora perché siano tutelati i diritti fondamentali dei ragazzi. Chiediamo di rivedere questa decisione e di garantire misure stabili, strutturali e coraggiose per contrastare la povertà educativa».

Author: Redazione

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