Incontro in Prefettura: terzo settore complementare al pubblico
Una storia lunga più di 40 anni quella del terzo settore a Napoli: un privato sociale protagonista di una stagione di grandi cambiamenti, con azioni e metodologie innovative, sempre in integrazione, mai in sostituzione con il pubblico.
A rivendicarlo è il presidente del gruppo di imprese sociali Sergio D’Angelo, riportando il resoconto “amaro” dell’incontro svoltosi ieri alla Prefettura di Napoli, su richiesta delle organizzazioni sindacali, in merito alla procedura di raffreddamento e conciliazione per chiarire il destino di una serie di figure professionali coinvolte in vari servizi realizzati dalle cooperative sociali con l’Asl Napoli 1 Centro.
Lo scorrimento delle graduatorie per l’assunzione diretta dei vincitori di concorso in alcuni servizi socio-assistenziali e socio-sanitari di Napoli, infatti, sta comportando la perdita di lavoro per decine di educatori, operatori socio sanitari e altre figure professionali. Il rischio è che si metta a repentaglio non solo il lavoro di migliaia di operatori ma anche la qualità stessa dei servizi.
Al tavolo delle parti convocato ieri in Prefettura hanno partecipato le organizzazioni sociali Gesco e Solco Napoli, insieme alle principali sigle sindacali ma non ha preso parte l’Asl Napoli 1 Centro, che aveva comunicato in anticipo la sua assenza attraverso una nota.
Il commento di D’Angelo: «Sono 40 gli anni di lavoro, in una logica di partneriato e complementarità con il pubblico, che il terzo settore ha realizzato. Succedeva prima che nascesse l’Asl, quando ancora c’erano le Usl. Lo abbiamo fatto senza mai sostituirci ma collaborando con il pubblico: questo ha consentito di migliorare la sua capacità di offrire risposte adeguate alle persone».
«Siamo contenti di queste assunzioni mediante concorso pubblico – ha sottolineato ancora il presidente di Gesco – ma uno scorrimento di graduatoria non è sufficiente a garantire il lavoro di costruzione di reti e relazioni in settori come quello della salute mentale, della disabilità o delle dipendenze, in cui il contributo innovativo del privato sociale è stato determinante in questi anni. Ora di tutto questo pare che l’Asl si sia dimenticata».
Parliamo di servizi che complessivamente impiegano circa 1200 lavoratori, molti dei quali con una esperienza ultratrentennale, che non si sa ancora esattamente che fine faranno. Nei prossimi giorni, le organizzazioni sociali si faranno promotrici di un’assemblea pubblica per discutere di come salvaguardare il diritto al lavoro di queste persone e quello dei cittadini a continuare ad avere servizi di qualità.