Chiara Dynys nella mostra “Presepe” a Casamadre
Napoli: teatro della mescolanza tra sacro e profano, tra verità e finzione, tra le stratificazioni della storia e le istanze del presente che si contaminano senza soluzione di continuità, dando vita a “convivenze improbabili”.
È su Napoli e la sua tradizione, in cui l’imperfezione diventa arte, ove la metamorfosi è continua e intrisa di spirito di sopravvivenza e capacità di reinvenzione, che riflette Chiara Dynys nelle sue ultime creazioni e nell’esposizione ispirata a uno dei simboli della città, “Presepe”, che sarà visitabile fino al 5 gennaio 2024 nella Galleria Casamadre a Palazzo Part’Anna a Napoli.
Fondata dieci anni fa da Eduardo Cicelyn, negli stessi spazi che erano stati di Lucio Amelio negli anni Settanta, nello storico Palazzo Partanna, Casamadre - che ha ospitato alcuni dei maggiori protagonisti della scena contemporanea internazionale - incontra ora l’artista mantovana ormai affermatissima, impegnata anche quest’anno in molteplici produzioni ed esposizioni in Italia e all’estero e presente con sue opere in tanti musei pubblici e privati: dai Musei Civici di Venezia alla Kunstsammlung di Weimar, dalla Collezione Panza di Biumo alle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, dal Mart di Rovereto a Palazzo Maffei Casa Museo a Verona.
E come sempre è in nuce, attraverso la materia e la luce, il tema del difforme, del limite e del passaggio ad una realtà altra, quasi metafisica, in questo lavoro sulla “dissoluzione metaforica delle icone tradizionali, figure devozionali in terracotta”, con cui la Dynys cerca di esprimere - per usare le sue stesse parole - “il nesso, che a Napoli e fortissimo, tra trasformazione e conservazione”.
“Napoli - scrive Eduardo Cicelyn che cura l’esposizione – è una multivisione artistica del passato e del presente e anche del sotto e del sopra: catacombe, camminamenti scolpiti nel tufo, ipogei ma anche i nuovissimi percorsi sotterranei della metropolitana, punteggiati di opere d’arte contemporanea(...)L’unicità di Napoli è nei legami indissolubili, quasi incestuosi tra il dentro e il fuori, tra le cose morte e il presente palpitante, (…) qui niente riposa in pace e tutto vive e si mescola nel flusso della quotidianità metropolitana che è energia, desiderio di cambiamento ma anche consapevolezza alchemica che nulla si crea e nulla si distrugge”.
E ancora: “La tradizione napoletana è immersa in questa specie di futuro remoto, che tiene in movimento la storia tra presente e passato, che la espone e la vende nelle botteghe che si fingono antiche e nelle bancarelle che mescolano il vero con il falso. San Gregorio Armeno è l’epicentro di una delle più note, la cultura del presepe”.
Chiara Dynys appassionata di Napoli riprende questa tradizione e la rivede a modo suo “rutilante di forme alterate e colori rinnovati”: singole figure che richiamano i personaggi del racconto della notte di Natale (15 opere della serie “Presepe” 2023 in terracotta smaltata) sorgono dalla materia, deformi, dotate di grande bellezza eppure disfatte, “come presenze sospese nel nulla, in una scansione che disegna la griglia geometrica di un mondo solo immaginario”. Intorno, l’orizzonte bianco della galleria, trafitto qua e là dai resti di una cometa metallica: le 22 opere della serie “Un’eterna ghirlanda brillante” 2022, realizzate in ergal.