Venerdì, 22 Novembre 2024

Freelance sulla strada, al Pan gli scatti di Caio Mario Garrubba

Centocinquanta scatti, 30 anni di immagini, quattro continenti: al Pan una mostra riscopre il genio di Caio Mario Garrubba, un gigante del reportage fotografico internazionale del XX secolo che torna nella sua Napoli.

“Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada”, è il titolo dell’esposizione promossa e organizzata dall’Archivio storico Luce, ospitata al Palazzo delle Arti Napoli, dal 15 aprile al 5 giugno, e realizzata in collaborazione con il Comune di Napoli, e con COOP Culture e Magazzini Fotografici, per la cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella

La mostra del PAN segue il successo della prima esposizione allestita a Roma, e segna un ritorno, perché questo grande artista internazionale proprio a Napoli è nato, e qui ha avuto la sua prima formazione esistenziale, culturale, di rapporti con i colleghi. La città non ospita una mostra personale di Garrubba dal 1983, quasi un quarantennio: l’occasione è di quelle da non perdere. Anche grazie a una nuova sala realizzata ad hoc, interamente dedicata al rapporto tra Garrubba e Napoli: trenta scatti su una città dalla bellezza che rapisce, vista dalla strada, ad altezza dell’umanità che la vive.

L’esposizione del PAN raccoglie allora il cuore temporale dell’opera di Garrubba, con scatti che vanno dai primi anni ’50 ai primi ’80.

Nato a Napoli, classe 1923, Garrubba è stato dal suo esordio alla macchina nel 1953 – nel mitico ‘Mondo’ di Mario Pannunzio, con un seminale reportage dalla Spagna franchista – un infaticabile reporter camminatore. Un freelance dello sguardo, scopritore di quattro-cinque mondi. Di popoli lontani, città, esistenze, che i lettori spesso conoscevano proprio grazie agli scatti della sua Leica. Dopo la Spagna Garrubba ha inviato reportage dall’Unione Sovietica (nel ’57, quando in Europa non c’era chi non si chiedesse cosa vi accadeva), dall’Europa dell’Est (fino a diventarne uno dei principali narratori occidentali), dalla Cina (secondo fotografo europeo inviato a effettuare scatti nella Repubblica Popolare), dalla Thailandia. Dagli Stati Uniti, dove proseguì la lezione degli amati reporter di ‘Life’, dei Walker Evans, e dove entrò in contatto con William Klein; dal Brasile, la Francia, la Grecia… e dalla sua Napoli, e il meridione italiano.

Felicemente avulso dalla foto sensazionale che ‘fa notizia’, le sue immagini sono state regolarmente pubblicate dalle principali testate internazionali, come ‘Life’ ‘Stern’ ‘Der Spiegel’, ‘Nouvel Observateur’, ‘Guardian’, ‘L’Express’, e sulla stampa italiana da ‘Il Mondo’, ‘L’Espresso’, ‘Epoca’, ‘La Repubblica’, ‘Il Messaggero’, ‘il Venerdì’, ‘Vie Nuove’. Non ambiva a fotografare i grandi personaggi, ma nessuno come lui ha catturato Mao, Kruscev, JFK e Nixon, come fossero persone comuni. Perché il cuore della fotografia di Garrubba è questo: le persone, la gente comune, lo spirito della vita e del tempo. Che non è corretto dire sono immortalati, perché nelle sue immagini la vita scorre con una meravigliosa fluidità. Ma che rendono le sue foto immortali.

E con le persone, un viscerale senso della giustizia sociale e delle ingiustizie, dell’abbattimento delle differenze e distanze imposte. Mai calato dall’alto, ma sempre accanto, lo sguardo di Garrubba sulla realtà mostra tutte le contraddizioni del potere, della politica, del comunismo, dell’occidente capitalista, l’indignazione e le domande di riscatto, sempre per una via di incantata bellezza.

Forse anche in virtù della sua poetica e politica, Garrubba nonostante il riconoscimento unanime di critici e colleghi, attende ancora di entrare nel novero di alcuni fotografi internazionali più blasonati, divenuti autori di costante esposizione, addirittura dei bestseller. E si pensa al più noto dei suoi colleghi-estimatori, quel Cartier-Bresson che ripetutamente, e senza successo, lo invitava a entrare nella grande agenzia Magnum.

Il percorso espositivo

Articolata in un percorso di 150 scatti, tra foto ‘totali’, stampe vintage e provini, Caio Mario Garrubba – FREElance sulla strada nasce da un lungo certosino lavoro di revisione operato dai curatori, su tutti i negativi, stampe e provini del Fondo Garrubba: un corpus di oltre 60.000 negativi e 40.000 diapositive, che dopo la scomparsa dell’autore nel 2015 è stato acquisito interamente dall’Archivio storico Luce nel 2017.

Il percorso si dipana in una prima sezione lineare, e in un secondo tempo di ‘focus’ tematici, secondo un modulo non didascalico o cronologico, ma di associazioni visuali e ideali, con raccordi  sui soggetti, sui luoghi, temi, e soprattutto sugli sguardi. Come in un viaggio, un treno continuo che invita il visitatore a cercare le proprie connessioni.

Il titolo dell’esposizione gioca con la parola FREElance, proprio su questo aspetto del suo lavoro. Di reporter freelance, libero da appartenenze ma sentendosi a casa ovunque viaggiasse.

Gran parte in bianco e nero (formato che l’autore prediligeva al ‘più semplice’ colore), gli scatti esaltano così quella che è la prima e più immediata qualità dell’immagine di Garrubba: una composizione stupefacente. Le geometrie, la disposizione dei soggetti delle foto, le profondità di campo, in qualsiasi contesto siano prodotte, evocano un’armonia assolutamente perfetta. È da questa qualità cristallina, felice, ‘pittorica’, che le foto rendono più forte il contesto sociale e politico dello sfondo. La celebre immagine del bambino moscovita che osserva una colomba dentro una valigetta, o un piccolo parco animato per bambini a Stalinstadt nella DDR o a Pechino, i visitatori addormentati in un parco con lo svettante skyline di New York, sono figure che animano e teatralizzano un preciso taglio di tempo.

Author: Redazione

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