La fuga come autodifesa, North of Albany a Giffoni 53
La fuga come protezione, autodifesa, rimedio apparente: spesso le persone scappano per nascondere le proprie fragilità, per l'incapacità di affrontare i propri demoni. In questo mondo interiore indaga “North of Albany”, lungometraggio in concorso per la sezione Generator +18.
La regista Marianne Farley propone un lungo e tumultuoso viaggio fatto di crisi, frenate e paure. Tutto comincia appunto con una fuga: Annie fugge freneticamente da Montreal per gli Stati Uniti con suo figlio Felix e la figlia adolescente, Sarah, temendo le ripercussioni dopo che Sarah ha ferito gravemente il bullo della scuola.
Alla fine, questi personaggi troveranno il coraggio di mostrare la loro vulnerabilità, di trasformarsi e di provare a ricominciare. "Da quando ero ragazzina - spiega la regista - sono stata affascinata dalle complessità della natura umana. Facciamo fatica ad agire secondo i nostri paradigmi e schemi mentali, secondo i nostri valori. Facciamo fatica ad aprirci agli altri, a fidarci, a condividere, in preda alle nostre contraddizioni". Tutte queste domande e il tentativo di rispondere a mille interrogativi - gli stessi dei personaggi - sono la rete e la trama del film.
C'è subito un evento scatenante. Quando la macchina subisce un guasto, nei pressi della città di Adirondack, la famiglia rimane bloccata. Paul, unico meccanico della città, non può riparare l'auto se non trova il pezzo necessario. L'ostinata insistenza di Annie a lasciare la città a tutti i costi, si scontra con Paul a cedere. Quando Sarah si rende conto che il suo segreto è stato scoperto, scappa, costringendo Annie e Paul a unire le forze per trovarla. Alla ricerca di Sarah, ma anche alla ricerca di sé stessi e delle proprie fragilità.