Venerdì, 20 Dicembre 2024

A Made in Cloister una mostra internazionale che interagisce con la comunità

Interagire significa confrontarsi, dialogare, abbassare le difese naturali e accettare di crescere e lavorare insieme, dando vita a qualcosa di nuovo, diverso. Come una bacchetta magica che trasforma la zucca in carrozza, l’interazione può trasformare la felicità di un singolo in un’armonia universale.

Muove da questi presupposti la mostra “InterACTION NAPOLI” ideata dalla Fondazione Made in Cloister e giunta alla sua seconda edizione. Artisti di diversi paesi, generazioni e linguaggi, sono chiamati a realizzare opere site-specific e a interagire tra loro, con lo spazio e con la comunità dando vita ad un'esposizione collettiva.

La mostra sarà inaugurata sabato 16 marzo, a partire dalle ore 11, presso la sede della Fondazione Made in Cloiser di piazza Enrico De Nicola 46 (ex Lanificio, zona Porta Capuana) e si potrà visitare fino al 14 settembre 2024.

Un progetto espositivo biennale

Il tema dell’edizione 2024 sarà “The Other and Otherness”: gli artisti sono chiamati ad affrontare le molteplici sfaccettature dell’alterità. 

Il progetto, a cura di Demetrio Paparoni, coinvolge trenta artiste e artisti di diversi paesi, generazioni e linguaggi, chiamati a realizzare dipinti, sculture e installazioni site-specific che interagiscono tra loro, con la comunità e con lo spazio del Chiostro rinascimentale, sede della Fondazione.

Coerentemente con la missione Made in Cloister di rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso l’arte, questa seconda edizione avrà una sezione 

interACTION Off-site: una diffusione della mostra, in alcuni luoghi poco noti del quartiere, che mira a un coinvolgimento sempre maggiore degli abitanti di Porta Capuana e alla scoperta di quest'area di periferia urbana dal carattere multietnico.

Made in Cloiser tra arte e rigenerazione

Made in Cloister ha sede nell’ex chiostro piccolo della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, tra le più importanti chiese rinascimentali napoletane, parte dell’omonimo complesso monumentale.

Nell’Ottocento, il complesso venne requisito ai monaci da Giocchino Murat e successivamente trasformato da Ferdinando di Borbone in opificio per la produzione di lana e di divise militari. Da quel momento l’area, successivamente denominata Lanificio, cambia destinazione d’uso da luogo di culto a fabbrica, che arriva ad impiegare oltre quattrocento persone, segnalandosi tra gli esempi virtuosi del programma d’industrializzazione dell’epoca.

Con l’Unità d’Italia e l’avvento di casa Savoia vengono sospese le ordinazioni di divise e il Lanificio fallisce: questo luogo diventa un’area “dismessa”. Da questa condizione di degrado è partito il lungo progetto di restauro e riconversione da parte della Fondazione Made in Cloister, che ne ha ripristinato la spazialità ottocentesca, per trasformarlo in un centro espositivo e performativo aperto alla città. 

Maggiori informazioni: www.madeincloister.com

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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