Geolier: il suo napoletano è lo specchio dei tempi
«Geolier parla a tutti, il suo napoletano è lo specchio dei tempi».
Anche Simona Frasca, docente di Etnomusicologia al Dipartimento di Studi Umanistici dell’università Federico II di Napoli interviene nel dibattito che sta impazzando su web e giornali nell’ultima settimana a proposito del dialetto usato nel testo sanremese del 23enne in gara alla 74esima edizione del Festival della canzone italiana (definito “una lingua che non merita questo strazio” secondo lo scrittore Maurizio de Giovanni che aveva acceso la miccia).
La posizione della studiosa di musica è molto più vicina a quella del linguista napoletano Nicola De Blasi che, nei giorni scorsi, si è schierato in difesa dell’oralità del testo: «La questione della lingua in musica è cosa che si comprende nel momento in cui ci rendiamo conto che la canzone, in generale, come forma musicale moderna "codifica" un linguaggio del presente, della contemporaneità». Insomma, secondo Simona Frasca, il brano di Geolier, che piaccia o no, è capace di intercettare una comunità di ragazzi che ascoltano, apprezzano e condividono questa modalità comunicativa.
Del resto, l’ultima parola sulla vicenda è quella del direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus, che ieri, in conferenza stampa, ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a cambiare addirittura il regolamento della manifestazione per far sì che Emanuele Palumbo alias Geolier, potesse partecipare con un testo completamente in dialetto. Il ragionamento è semplice: il napoletano è per sua stessa natura “musicale”, è conosciuto in tutta Italia e non c’è un ragazzo che, da Nord a Sud, non canti nel dialetto di Geolier (come in quello di Liberato e tanti altri popolari rapper).
«Mi sembra un dibattito improprio perché manca la musica che potrebbe rivelare degli aspetti interessanti. Certamente non è un dibattito nuovo, dato che si ripresenta puntualmente quando si parla del napoletano nella canzone - spiega Frasca – Credo che però si faccia confusione tra questioni funzionali della lingua e questioni di gusto che è altra cosa. Gli antecedenti di Geolier non vanno cercati nella poesia per musica del nostro splendido passato musicale ma nel mondo della scansione ritmica dei rapper che trasformano e rendono irriconoscibili parole per piegarle a modelli che non sono poetici, almeno non mi pare».
Insomma, Geolier è un artista che piace e incontra il gusto del pubblico, la capacità identitaria che è in grado di scatenare con la sua musica non è un elemento da sottovalutare. «Il tema della sua canzone sembra di una semplicità estrema - conclude la studiosa napoletana – Teniamo conto che la canzone passa per la lingua orale, non per lo scritto. La musica di Geolier è lo specchio di una lingua viva, presente, in evoluzione, di questo bisogna prendere atto. Ora non ci resta che ascoltare il suo brano, per giudicarlo davvero».